Su di lui si è scritto e detto di tutto. Gli sono stati dati tutti gli appellativi possibili e quello con cui è maggiormente conosciuto è CR7. Ma dopo la tripletta nel match dei Mondiali di Russia 2018 tra Portogallo e Spagna, non si può non tracciare un profilo - sia tecnico, che umano - di Cristiano Ronaldo. Un giocatore sicuramente unico non solo in campo. Infatti si fa presto a definirlo "marziano", oppure "fenomeno", ma dietro alle prestazioni di CR7 c'è il suo essere uomo, ci sono i sacrifici e ci sono delle qualità umane.
Leader fuori e dentro il campo
L'aggettivo con cui si può definire meglio Cristiano Ronaldo è trascinatore. Infatti vedendo giocare CR7 si possono intravedere le sue qualità naturali di leadership. Prima ancora di essere un leader sul campo con la palla tra i piedi, Ronaldo, è un leader fuori: la sua personalità nello spogliatoio è forte ed è capace di infondere serenità e fiducia ai propri compagni, i quali riconoscendo tali doti tendono a fidarsi di lui e quindi anche a passargli la palla dentro al rettangolo verde. E Ronaldo è consapevole di tutto ciò ed è per questo che quando ha la palla tra i piedi è inarrestabile.
Si tratta di un fattore che va oltre la forza fisica, la tecnica e i movimenti senza palla.
Fattore mentale
Si tratta di un fattore mentale, di una grande fiducia in se stesso e nei propri mezzi, che CR7 è capace anche di trasmettere agli altri. Se lo guardi negli occhi noti la sua determinazione prima di una partita. La sua espressività, la sua gestualità, sono indicatori dello stato d'animo del momento. E quando gioca si esalta: il modo che ha di puntare un avversario, l'abilità con cui lo salta, sono tutti indicatori del suo entusiasmo di giocare, che spesso si riflette anche nelle esultanze post gol. Molti lo definiscono altezzoso, arrogante; nulla di tutto ciò. Cristiano Ronaldo è umile.
E questo si può notare dal modo in cui cura se stesso e i minimi dettagli che influiscono su una partita e sulle prestazioni di un calciatore durante i novanta minuti. Molti dei suoi allenatori ne hanno lodato proprio la meticolosità con cui si prepara, il modo con cui cura la sua alimentazione - fattore fondamentale se a trentatré anni si vogliono fare ancora prestazioni come le sue e, soprattutto, gol come quello alla Juventus nell'ultima edizione della Champions League - il modo con cui cura i propri infortuni e i suoi tempi di recupero. Infatti se fosse per lui vorrebbe sempre giocare e quelle poche volte che un tecnico ha deciso di risparmiarlo non l'ha presa bene.
Applicazione e sacrificio
Gli aspetti elencati valgono più dei gol che ha fatto e di tutte le statistiche possibili e immaginabili. Fino ad oggi Ronaldo è stato lodato per la tecnica, per la velocità dei suoi dribbling, per la precisione dei suoi tiri, per il fatto che sappia calciare con entrambi i piedi, per il suo stile nel tirare le punizioni, per il suo senso della posizione e per tanti altri aspetti che lo hanno portato a vincere tutto quello che ha vinto, sia a livello di club che individuale. Pochi, però, si sono concentrati sul perché questo giocatore sia cosi forte e soprattutto cosa ci sia dietro. Sicuramente tanta applicazione e tanta dedizione, ma anche tanto sacrificio e tanta cura di se stesso e non si tratta del modo in cui si pettina i capelli, o di come ha le sopracciglia, ma di come si prepara alle partite. Tutti aspetti che fanno la differenza in campo e lo rendono un punto di riferimento per chi gli sta intorno.