Ai tanti che lo aspettavano al varco Matteo Salvini ha risposto con i fatti. Piaccia o non piaccia, il leader della Lega ha impresso già il suo timbro sull’azione del nuovo governo. Sul caso Aquarius Salvini ha rischiato, ha azzardato, ma ha vinto la sua scommessa passando subito all’incasso. Una scelta (quella di giocare con il destino di 629 disperati lasciati in balia delle onde) eticamente deprecabile, ma che politicamente ha dato subito i suoi frutti.
Messa con le spalle al muro, l’Europa a guida franco-tedesca è caduta nella trappola del ministro dell’Interno italiano. Al di là del coro degli indignati, infatti, in molti hanno teso la mano a Salvini avvalorandone slogan e giustificazioni. “L’Italia è stata lasciata troppo sola” è stato il concetto più utilizzato al di là delle Alpi. Ha fatto specie l’ammissione pubblica di Angela Merkel che, nonostante incarni il potere Eurocratico più volte condannato da Salvini in questi anni, si è prodigata per aprire un dialogo risolutivo. Si badi bene: ciò non può e non deve rappresentare una vittoria per il nostro Paese.
Gli sbarchi certo non diminuiranno dopo il caso Aquarius e l’Italia, come del resto la stessa Europa, dovranno necessariamente siglare un compromesso per riscrivere regole vincolanti per tutti. Il Trattato di Dublino è un pasticcio che ha causato solo problemi, ma nessuno ha dimostrato di volerlo superare.
Salvini, scacco a Macron
La sfrontatezza di Salvini non è andata giù a Parigi. Il presidente francese, Emmanuel Macron, solo ieri non aveva certo usato parole al miele per il blocco navale praticato dal ministro dell’Interno: “Cedendo alla Politica del peggio daremmo ragione a coloro che vogliono portarci verso le strade più buie”. Una dichiarazione che ha causato lo stop ai bilaterali già programmati tra Italia e Francia.
Il sole è tornato a far capolino sui due alleati soltanto nel momento in cui Macron ha telefonato al premier Giuseppe Conte per ricucire lo strappo. Una missione riuscita e conclusa con una nota diramata dall’Eliseo che ha posto il punto fine al gelo: “Mai fatto dichiarazioni con l’obiettivo di offendere il popolo italiano”. Dopo il G7 canadese, dunque, Conte volerà a Parigi nella giornata di domani con la convinzione di incassare da Macron un sostegno insperato. Nei piani di Salvini l’ostilità con la Francia sarebbe dovuta proseguire per mettere ancora più pressione a un’Europa che appare essersi svegliati all’improvviso dall’antico torpore. Da par sua il leader del Carroccio può consolarsi guardando ai sondaggi: il caso Aquarius e lo scontro con l’Eliseo hanno fatto lievitare il suo consenso elettorale a svantaggio di un Luigi Di Maio sempre più in affanno.
Di Maio rincorre Salvini
Esponendosi in un modo quasi irriverente con l’Europa, Salvini ha convinto anche i più scettici. Con buona pace della responsabilità e solidarietà internazionale, il vicepremier ha sventolato la bandiera dell’orgoglio già ampiamente utilizzata al grido di “prima gli italiani”. A pagare l’iperattivismo e presenzialismo di Salvini è stato il suo partner di governo, Luigi Di Maio. Il capo politico dei Cinquestelle è andato in affanno commettendo il grave errore di volerlo ostinatamente inseguire su di un terreno a lui non congeniale. Da azionista di maggioranza dell’esecutivo dall’alto del suo 32 per cento, il M5S si è ritrovato così a fungere da stampella di una Lega fermatasi al 17 per cento alle recenti politiche.
Sarà per inesperienza o per un gap in termini di carisma, ma Salvini può definirsi - senza timore di smentita - il premier in pectore del cosiddetto governo gialloverde. Da forza progressista i Cinquestelle si sono travestiti in una forza sovranista che, naturalmente, non poteva che essere subalterna al prodotto originale offerto dalla Lega. L’ultima batosta per Di Maio è arrivata dall’inchiesta per tangenti sullo stadio della Roma: ai domiciliari è finito il presidente di Acea (di proprietà del Comune al 51 per cento), Luca Lanzalone già consulente del M5S.