Se negli anni passati si puntava maggiormente sulla forma in questa ottava generazione, il trend sembra essere quello dei contenuti. In particolare in questo 2018 ormai quasi al termine gli scaffali videoludici hanno visto diversi esempi di questa nuova filosofia all’insegna dell’open world e delle ore da spendere per completare il titolo di turno al 100%. In questo senso Avalanche Studios aveva già in un certo senso anticipato i tempi con il tanto criticato Just Cause 3: scopriamo se Rico Rodriguez è riuscito anche questa volta ad essere all’altezza della situazione o se invece si è adagiato troppo sugli allori.
Hasta la victoria
Abbandonata l’ambientazione nella mediterranea Medici, Just Cause 4 porta il giocatore a Solìs, isola fittizia del Sudamerica che, come vuole la tradizione della serie, è governata con il pugno di ferro da un regime dittatoriale. Lo scopo del protagonista quindi sarà quello di guidare le forze ribelli, con lo scopo di rovesciare il regno del terrore dal leader cattivo. L’aspetto narrativo non è e non vuole essere il cavallo di battaglia di Just Cause, e a maggior ragione in questo quarto capitolo si limita a rimanere sullo sfondo per quanto riguarda le missioni principali, dove in buona sostanza funge semplicemente da “molla” per l’incarico di turno, sparendo del tutto quando si passa ai contenuti secondari, indipendenti in tutto e per tutto dalla narrazione.
Rampino 3.0
La portata principale, come facilmente intuibile, è quella ludica, che prende come punto di partenza lo scheletro riuscito e collaudato del secondo capitolo. Rico ha quindi a disposizione quattro slot per le armi (occupati da C4, arma ad una mano, pistole o mitragliatrici da usare “in akimbo” e dall’arma speciale, sia un lanciarazzi, un lanciagranate o un fucile da cecchino), oltre alle granate ed ai classici rampino e paracadute.
Rampino che già nelle prime fasi di gioco verrà aggiornato da Dimah guadagnando una serie di utilizzi inediti e capaci di rendere l’esperienza ancora più riuscita e divertente: oltre a poterlo sfruttare per i movimenti (con la possibilità di riavvolgere la corda ancor più rapidamente tenendo premuto L2, manovra utile per darsi lo slancio e prendere quota col paracadute) è possibile agganciare, come nel secondo capitolo, nemici, veicoli ed oggetti tra di loro, potendo però adesso costringere le corde agganciate a riavvolgersi avvicinando le due estremità.
Il risultato è che si può facilmente lanciare contro il bersaglio di turno un barile esplosivo sfruttando questo “effetto fionda”, o ancora agganciare un veicolo (o velivolo) nemico a terra o a qualche altra unità e costringerli all’impatto (con tanto di esplosione). Oltre a questa versione riveduta e corretta del rampino Rico guadagnerà (anche in questo caso fin da subito) la possibilità di spostarsi utilizzando una tuta alare, che presa la dovuta confidenza diventa un preziosissimo strumento di spostamento ed “infiltrazione” permettendo di raggiungere agilmente qualunque punto della città o della base che si sta smantellando. Tra i bonus opzionali invece vanno segnalati i MOD, dei modificatori elargiti come ricompensa dopo aver raccolto abbastanza punti durante gli eventi che aggiungono all’arsenale di Rico degli extra più o meno utili: da un turbo installato di default in tutti i veicoli richiesti dall’App ribelle. Consigliato ai fan del gioco, non avrete a che fare con l'Uncharted di turno o Tomb Raider, ma almeno il gioco a livello grafico sfrutta le potenzialità Ps4 meglio del precedente capitolo.