Una nuova debacle per il Pd, che alle elezioni regionali in Umbria si è fermato al 22,3% dei consensi, dopo essersi 'sacrificato' per il bene del Paese e aver formato a fine estate un governo con i suoi più acerrimi nemici: il M5S, per scongiurare l'aumento dell'Iva e della pressione fiscale. Il centrodestra, di contro, continua la propria ascesa e in Umbria conquista il 57,5% degli elettori, di cui un 37% tondo è della Lega di Matteo Salvini.
Perché il centrosinistra non riesce a convincere gli elettori?
Potrebbe essere un problema di fondo, in cui i politici di sinistra e centrosinistra, negli ultimi anni, non hanno saputo più cogliere il disagio dei lavoratori, dei giovani, delle casalinghe, degli artigiani, dei pensionati, e non sono stati in grado di farsi portavoce dei loro problemi per poterli risolvere.
'C'è bisogno di un capo di partito dotato di molte capacità'
Nilde Iotti avrebbe detto: 'In un momento come questo c'è bisogno di un capo di partito dotato di molte capacità' e, se fosse vero, staremmo affermando che negli ultimi anni, alla guida del Partito democratico si siano alternati solo leader poco capaci, che non hanno saputo sfruttare la grande opportunità data da un "partito unico di centrosinistra", nato ormai dodici anni fa.
Dal lontano 2007, il Pd ha raggiunto una sola volta quota 40,82% e ciò è avvenuto in occasione delle elezioni Europee del 2014, quando era guidato da Matteo Renzi. Probabilmente, se fosse un mero problema di leadership, bisognerebbe partire da lì, analizzare cosa avesse di vincente quel centrosinistra. Il tutto peraltro andrebbe inserito in un processo, a livello globale, che sta portando alla legittimazione dei leader carismatici che parlano alla pancia degli elettori e raccontano in modo chiaro i loro problemi, proponendo anche soluzioni impraticabili.
E allora cosa è andato storto? Volendo citare Massimo D'Alema: 'Gian Carlo Pajetta [...] mi disse una volta che bisognava imparare come fare i comizi [...] era un grandissimo oratore da comizi, pugnace, in grado di determinare passioni travolgenti nella folla.
[...] E lui mi disse, il leader politico deve saper fare i comizi, deve essere capace di far propaganda; ma se è un buon politico non deve mai lasciarsi convincere dalla sua propaganda. [...] Deve esserne consapevole. Se invece si auto-convince della sua propaganda diventa pericoloso'. E infatti lo stesso Renzi, nel giro di pochi mesi, riuscì ad attirarsi critiche all'interno e fuori dal suo partito, che ne compromisero l'immagine agli occhi degli elettori.
'Se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti'
Anche accantonando il problema della leadership poco carismatica, rimane un altro problema per il centrosinistra, che alla luce dei risultati elettorali pare insormontabile: riavvicinarsi agli elettori, partendo dai territori.
Da qualche mese ormai Nicola Zingaretti, attuale segretario del Pd, ha lanciato la sua proposta, subito accolta dagli ex-compagni di partito, oggi Articolo Uno - LeU, di ripartire da una costituente delle idee per rifondare un nuovo centrosinistra, che abbia in programma i problemi reali e non solo quelli utili ai fini propagandistici. Anche perché, come sostenuto dall'ex-segretario del Pd Pier Luigi Bersani: 'La sinistra è l'idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti [...]. Se pochi hanno troppo e troppi hanno poco, l'economia non gira, perché l'ingiustizia fa male all'economia. Si vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni, posizioni di dominio, ma ci sono beni che non si possono affidare al mercato: la salute, l'istruzione, la sicurezza'.
Ieri mattina Zingaretti, dai microfoni di Radio Capital, ha rilanciato la sfida, non escludendo l'idea di un Congresso del Pd nel 2020, dicendo: 'Daremo vita a un nuovo partito che si chiamerà Partito Democratico, o quello che decideremo', dopo aver ascoltato tutte le idee e proposte di programma.