Pier Luigi Bersani, presidente di Articolo Uno e deputato di LeU, è stato ospite della puntata del 29 ottobre di DiMartedì, trasmissione condotta Giovanni Floris, in onda in prima serata su La7. Il parlamentare ed ex ministro è stato intervistato su diversi aspetti di attualità Politica.

'In Umbria sconfitta prevedibile, ma non di tale portata'

Diego Bianchi, meglio conosciuto come Zoro, è stato il primo a rivolgere domande a Pier Luigi Bersani, partendo da quella più attuale, cioè se si aspettasse la sconfitta alle regionali in Umbria di domenica 27 ottobre: la risposta è stata che essa era prevedibile, ma non di tale portata.

'Sono quattro anni che la sinistra arretra, pensare di andare lì a fare un esperimento è come pensare di andare su un campo minato', ha detto l'ex-ministro, il quale come autocritica ha affermato che mentre il centrodestra possiede una coalizione ben definita, 'il resto del mondo' non sa cosa fare e che se l'intenzione dei partiti del centrosinistra è quella di correre singolarmente alle elezioni, agli italiani non resta altro che allacciarsi le cinture e far governare Matteo Salvini.

Secondo Bersani è necessario creare uno stacco, trovare dei punti da cui ripartire per costruire una sinistra plurale, parlando di temi vicini agli elettori, quali lavoro, ambiente, immigrazione, e poi riferendosi a Zoro ha detto: 'Se la politica di sinistra avesse la passione che ha lui, saremmo molto avanti'.

'Tocca al Pd dettare la linea, è il fratello maggiore'

Diego Bianchi ha poi chiesto al presidente di Articolo Uno perché non faccia la prima mossa, al che è arrivata la sua risposta quasi lapidaria: 'Tocca al Pd, è il fratello maggiore' e alla domanda ironica se sia reso conto di essere al Governo per una serie di eventi fortuiti, l'ex segretario dem ha risposto di essere l'unico ad essersene accorto, in quanto anche l'unico a difenderne l'operato.

Quando Claudio Cerasa, direttore de 'Il Foglio' gli ha chiesto perché non torni nel Pd, Bersani ha detto che è inutile entrarci ed uscirci perché non sarebbe funzionale ai fini di una vittoria elettorale. Il deputato ha aggiunto che se si decidesse di ripartire da una costituente delle idee, lui avrebbe molte cose da proporre, perché 'Noi a sinistra non abbiamo il problema di non saper mettere in campo cose nuove, è che siamo ancora invischiati in quelle vecchie'.

L'editorialista de 'La Repubblica', Concita De Gregorio ha analizzato la situazione, criticando aspramente le scelte del Partito Democratico nello scegliere la classe dirigente, a suo dire, poco attento nel valorizzare la passione e la competenza, più attento invece nel circondare i vincitori delle primarie con personalità allineate alle singole leadership. Bersani ha replicato che questo non era il suo caso in quanto responsabile della modifica dello statuto per permettere l'entrata nel partito di Matteo Renzi.

A Marco Damilano, direttore de 'L'Espresso', che gli ha chiesto quale sarà la linea da seguire per le elezioni di gennaio in Emilia Romagna, Bersani ha risposto di ritenere "inaccettabile che l'Emilia Romagna venga presa in ostaggio come metro per valutare la tenuta del Governo" e che una sconfitta nella sua regione sarebbe in linea con la tendenza nazionale, ma in disaccordo con tutto ciò che storicamente è nato in Emilia, dagli asili nidi, alle aree artigianali, ai consorzi sociosanitari, il tutto a prescindere dalle alleanze.

'La politica non è una coperta, è un fatto gravitazionale: se hai un progetto tiri da tutte le parti'

Secondo Bersani non si possono bloccare Quota 100 e il reddito di cittadinanza perché c'è gente che ci ha fatto affidamento: 'Non è continuità, è serietà'. Sempre parlando del Governo si poi è detto sicuro della sua tenuta e certo che possa essere l'ultimo di questa legislatura: 'Questo governo è nato perché non si stava bene da soli, se cade è un dato allarmante perché significa che non si sta bene nemmeno in compagnia'. Proseguendo poi: 'La politica non è una coperta, che tiri a destra o a sinistra, ma è un fatto gravitazionale: se hai un progetto tiri da tutte le parti'.

Infine, alla domanda di Damilano se Giuseppe Conte possa essere considerato il nuovo Romano Prodi, Bersani ha risposto ironicamente: 'Spero non voglia fare l'asinello!'