Il 23 maggio scorso è stato celebrato il 25° anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il magistrato palermitano Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini della sua scorta. Due mesi dopo, il 19 luglio 1992, la mafia inferse un altro duro colpo alla magistratura palermitana: in Via d'Amelio una Fiat 126 carica di tritolo uccise Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta.

Ad una settimana dall'anniversario della morte di Borsellino nella giornata di lunedì scorso, 10 luglio 2017, nella città natale di entrambi i magistrati è stato compiuto un duplice sfregio al ricordo di Falcone: il suo busto è stato distrutto e il cartellone con la sua immagine dato alle fiamme.

Un atto violento dalla forte valenza simbolica, messo in atto proprio nei giorni antecedenti l'anniversario della strage di Via d'Amelio e teso a dimostrare che la criminalità organizzata è ancora fortemente radicata sul territorio.

Ricordando Falcone: parlano la sorella Maria e il sindaco della città di Palermo Leoluca Orlando

A "La Radio ne parla", programma radiofonico Rai andato in onda martedì 11 luglio 2017, la sorella di Falcone, Maria e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando hanno parlato di cambiamento in atto.

Sempre maggiore diventa la presa di coscienza "che dal punto di vista culturale la città è cresciuta tanto" - precisa Maria Falcone. Una città in cui ancora oggi il ricordo di Giovanni è vivo e forte, in quanto rappresenta un modello di giustizia per molti giovani e "il pericolo numero uno per la mafia perché culturalmente riesce, ed è riuscito, a far cambiare la città".

Aver distrutto il busto che lo ritraeva, utilizzando la testa per sfondare la porta d'ingresso della scuola del quartiere Zen davanti a cui era posto, è stato un chiaro segnale che la mafia ha voluto dare.

Colpire la scuola, simbolo e luogo della cultura e dell'istruzione, per dimostrare l'incontrastata potenza di cui ancora oggi la criminalità gode.

"La mafia è un fatto anche culturale, non soltanto criminale -prosegue Maria citando le parole del fratello- quindi per poterla vincere bisogna agire sulla cultura, ed è quello che abbiamo fatto con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone in questi anni e che continuiamo a fare con le scuole, palermitane e italiane, coinvolgendole nei nostri progetti ".

Mutamento culturale e, per il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, nell'atteggiamento. "Una mafia nervosa - afferma il sindaco - e che mostra difficoltà nel rassegnarsi di fronte ad una città che sta cambiando.

Nervosismo come importante conferma e dimostrazione che stiamo vincendo".

Palermo è una città che, grazie ai colpi inferti dalle forze dell'ordine alla malavita in questi anni, sta cercando di riscattarsi. Un riscatto che arriva da quella fetta di popolazione stanca di vedere il nome della propria città macchiato da coloro che hanno fatto della criminalità il proprio vademecum.

Parlando di mafia Falcone diceva: "chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola". Giovanni aveva ragione, è morto una volta sola su quel maledetto tratto dell'autostrada A29 il 23 maggio 1992, ma vive nel cuore di chi ogni giorno non si arrende e lotta per il suo futuro.

Il suo busto continuerà ad essere ricostruito ogni volta che verrà deturpato, così come la gente continuerà a sfidare l'illegalità per realizzare il sogno di Giovanni e Paolo: liberare Palermo da quel cancro chiamato mafia.