"Addio Nikola". Sventolavano cosi i cartelloni in piazza ieri a Skopje, dove migliaia di giovani hanno manifestato contro il governo Gruevsky, che definiscono il loro "Berlusconi". Ne chiedono le immediate dimissioni, pronti ad occupare ad oltranza le strade della capitale macedone. Una voglia incondizionata di democrazia e giustizia, una voglia anche di sentirsi europei.

"La comunità internazionale si interroghi sulle nostre condizioni di vita e di libertà, se si ambisce a far diventare la Macedonia un paese europeo, basta silenzio".

Bandiere macedoni, albanesi e gigantografie del leader dell'opposizione Zoran Zaev, per una nuova rivoluzione colorata nel quale però è ancora difficile individuare le tonalità, un mix tra una sollevazione "pacifica" interna, interetnica (circa il 30% dei macedoni sono musulmani di etnia albanese) e aggressione armata dall'esterno.

Italia, Francia, Regno Unito e Unione Europea hanno già firmato un comunicato congiunto di condanna per l'azione del governo sulla questione delle intercettazioni telefoniche, della libertà di stampa e lo stato di diritto.