Se dovesse cadere sarebbe difficile se non impossibile individuare una potenziale Waterloo ma di motivi per spiegare il progressivo crollo del premier Renzi ce ne sono e come. Gli ultimi sondaggi politici aggiornati ad oggi 25 settembre effettuati da EMG e Piepoli dimostrano infatti come il M5S di Grillo sia ormai al 26% con il PD di Renzi che si attesta su un 30% scarso. I pentastellati crescono di settimana in settimana mentre il Partito Democratico cresce di pochissimo o rimane stabile, ecco che con un trend simile di qui a qualche mese il movimento di Grillo potrebbe azzerare il distacco.

Di motivi, si diceva in apertura, ce ne sarebbero tanti, ma l’impressione è che su pensioni e lavoro - pensiamo al Jobs Act - il governo sia andato incontro ad un naufragio in piena regola. Il responso degli italiani al riguardo appare piuttosto netto, come netto appare il calo nel gradimento alla figura del premier Renzi, che ‘piace’ solo al 37% degli italiani.

Proiezioni di voto e ultimi sondaggi politici oggi 25 settembre: M5S sopra al 26%, PD appena poco sopra il 30%

Sono quelli forniti da Piepoli ed EMG i dati salienti da tenere in considerazione in merito agli ultimi sondaggi politici elettorali diffusi oggi 25 settembre.

Il primo dà il M5S al 26,2% mentre il secondo lo ‘quota’ al 26,7%. La sostanza non cambia. Anche il muro del 26% è stato sfondato con la logica conseguenza che la leadership con annesso primo posto è sempre più vicina. Situazione inversa per il PD di Renzi, che Piepoli dà al 33,5% ed EMG fissa al 32,1%. Facendo una media siamo poco sopra al 30%, con meno di 5 punti percentuali di vantaggio sul M5S. Cerchiamo di capire il perché di questo trend.

Pensioni e Jobs Act fatali a Renzi: gli ultimi sondaggi politici di oggi 25 settembre parlano chiaro

In senso assoluto la fiducia al governo Renzi è scesa ad un misero 24,3%. Solo un italiano su quattro dunque crede in questo Esecutivo. Ma è nelle specifiche domande su pensioni e lavoro che tutti i nodi vengono al pettine.

Oltre il 70% degli italiani ritiene che Renzi sia stato deludente sulle pensioni, con solo il 16% ad aver ben giudicato la strategia previdenziale sposata dal Premier. Sul fronte del lavoro a pesare come un macigno è la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che contestualmente all’introduzione del Jobs Act ha chiuso un’epoca. Quelle poche righe erano un simbolo, il frutto di anni di lotte, rivendicazioni e battaglie sociali. ‘Questo articolo non lo utilizza più nessuno’ dissero in coro il Premier e il ministro Poletti all’indomani della sua cancellazione. Ma è proprio il significato metaforico che si cela dietro questo passo ad aver condannato il governo Renzi: il 61% degli intervistati ha infatti dichiarato che anche sul fronte occupazione si sentono delusi dalle politiche di questo esecutivo.

Infine un giudizio ‘personale’ sul primo ministro italiano che piace solo al 37%; il 61% ha seccamente risposto ‘no, non mi piace’. E qui torniamo al discorso iniziale: i motivi della dilapidazione dei consensi ottenuti alle Europee hanno certo più di un origine, ma su previdenza e occupazione l’ex primo cittadino di Firenze si è giocato tanto. Il 43% delle Europee sembrava aver rinchiuso Renzi in una botte di ferro e invece col tempo si è compreso che quella ‘fortezza’ altro non era che un misero igloo. Niente ferro o acciaio ma solo una coltre di ghiaccio che piano piano si sta sciogliendo. Ad appiccare il fuoco proprio davanti alla porta di casa è stato Beppe Grillo, che tanto ha fatto ma tanto ha ricevuto anche in regalo da un Premier parso poco lungimirante e poco strategico. Anche noi infondo ci sentiamo delusi.