Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha esposto alle Camere le posizioni che il Governo italiano sosterrà a Bruxelles, dove si svolgerà un Consiglio europeo che rischia di non essere risolutivo. Si tratta della terza riunione in un mese «e questo è il segnale che qualcosa non va - ha sottolineato il premier - innanzitutto nel metodo prima che nel merito. Il Consiglio europeo è convocato per prendere delle decisioni che ahimè non vengono eseguite».

L'Europa ferma a Idomeni

Al centro del vertice, infatti, ci sarà il tema della gestione dei migranti che premono ai confini meridionali e soprattutto orientali del Vecchio Continente. «L'Europa va su Marte» ha ricordato Renzi, ma «si ferma a Idomeni dove una mamma è costretta a lavare suo figlio appena nato con una bottiglia d'acqua perché quel bambino è stato partorito in uno dei nostri campi profughi».

L'accordo con la Turchia

Un problema che l'Italia vorrebbe "appaltare" alla Turchia, che però chiede in cambio risorse e concessioni politiche. «E' giusto cercare di fare l'accordo con la Turchia ma non a tutti i costi.

Ci sono dei principi fondamentali, a partire dai diritti umani e della libertà di stampa che sono valori fondanti del nostro continente» ha affermato il premier, secondo cui la posizione dell'Italia nei confronti di Ankara è sempre stata «uguale, sia che ci fosse un governo di centrosinistra che di centrodestra. Non altrettanto si può dire per altri Paesi, che frettolosamente hanno interrotto il cammino (dell'integrazione del Paese nell'Ue, ndr) e ora lo vogliono riprendere».

La stabilità italiana

Una fermezza, quella delle istituzioni italiane, sui cui il premier è ritornato affermando che «sul sistema istituzionale qualcuno prima o poi farà una riflessione, mostrando che il modello istituzionale italiano rischia di essere il più stabile con buona pace delle tante critiche sentite in questo periodo» ha detto il premier, col pensiero rivolto soprattutto a Spagna, Slovacchia, Portogallo, Irlanda dove non si riesce a formare un governo.

L'economia

Ma è sui temi economici che Renzi deve giocare la partita più importante per il nostro Paese con l'Europa. «Senza la flessibilità la riduzione delle tasse sarebbe impossibile» ha ricordato al Senato, ricordando come le regole troppo stringenti dell'Europa, in particolare il fiscal compact, hanno «comportato un danno alla economia europea, non solo a quella italiana». Ma si segnala un cambio di passo «ma ancora troppo timido in una congiuntura in cui l'economia globale sembra rallentare per le difficoltà del paesi emergenti». Solo l'allentamento delle stringenti regole europee permetterà all'Italia di «abbassare la pressione fiscale eventualmente anche in deficit, ma senza superare il limite del deficit».