Ammettiamo pure che Pino Maniaci sia colpevole di tutte le estorsioni. Che in cambio di alcuni “silenzi” nella sua tv antimafia – che gli ha garantito certamente quell'autorevolezza e quel potere di cui lui stesso si vanta con l' “amante” – abbia richiesto e ottenuto denaro da sindaci e amministratori timorosi di essere “sputtanati”. Ammettiamo anche che sia riuscito con la stessa modalità a fare assumere indebitamente l' “amante” al Comune e a garantirle un rinnovo dell'incarico che non sarebbe stato possibile per legge. Ammettiamo persino che sappia per certo – e il tono della sua conversazione intercettata sembra confermarlo – che ad uccidere i suoi cani non siano stati dei malavitosi, come lui stesso ha denunciato pubblicamente, bensì il marito della sua “amante”.

Ammettiamo insomma che il cittadino Maniaci abbia commesso dei reati (lo decideranno eventualmente dei processi), abbia leso i principi della deontologia professionale del giornalista, abbia gonfiato ad arte la sua immagine di “perseguitato dalla mafia”, abbia mentito pubblicamente sul suo profilo pubblico. Ammettiamo tutto ciò. Bene. Il profilo che ne potremmo trarre è quello di un ominicchio, come direbbe Sciascia; di uno “stronzo”, come direbbe Maniaci.

Cosa ha fatto nella sua vita questo presunto “ominicchio” come lo definirebbe Sciascia, questo presunto “stronzo” come lo definirebbe Maniaci? Al di là delle (presunte) estorsioni, delle (presunte) balle sul suo conto, dei (presunti) favori richiesti?

Ha combattuto e informato. Ha creato una tv artigianale, dal nulla, mettendoci il sangue e “campando” dei proventi che essa riusciva a garantire informando e combattendo. In modo sguaiato, volgare, irruento, sporco. Ma portando a galla collusioni, intimidazioni, quando non veri e propri reati, furti, omicidi, rapine, appropriazioni indebite, associazioni a delinquere.

Numerosissime sentenze di proscioglimento in cause di diffamazione parlano da sole. Basterebbe inoltre analizzare la veemenza con cui Maniaci parla della Mafia per capire a che parte Maniaci ha deciso di appartenere in un contesto in cui le organizzazioni criminali sono tutt'oggi potentissime. Maniaci ha scelto l'antimafia militante, concreta, di ogni giorno.

L' “ominicchio” come lo chiamerebbe Sciascia, lo “stronzo” come si potrebbe chiamare Maniaci ha scelto di stare dalla parte giusta della storia. Ecco il punto.

La vicenda Maniaci insegna che un combattente dell'antimafia non è necessariamente un eroe senza macchia. È comodo pensarlo, ma non è così. Un combattente dell'antimafia non è nemmeno necessariamente un modello da seguire. Un combattente dell'antimafia può essere un ominicchio, come lo definirebbe Sciascia, uno stronzo come lo definirebbe Maniaci. Può essere borioso, avido, vanaglorioso, volgare, intimidatorio, eccetera eccetera. Può anche essere un (piccolo) estorsore che chiede denaro per sostenere sé e la sua famiglia (stiamo parlando di poche centinaia di euro) che andrà punito per i suoi reati, se li ha commessi.

Ma la sua lotta contro la Mafia, per quanto lui sia borioso, avido, vanaglorioso, volgare, intimidatorio, eccetera eccetera, merita comunque di essere sostenuta, apprezzata e difesa. Per questo auspico che Telejato non chiuda e che a Maniaci venga comunque concesso di tornare a fare il suo lavoro.