Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale i presidenti dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle di Senato e Camera Nunzia Catalfo e Michele Dell'Orco. L'incontro, richiesto alcune settimane fa, inizialmente mirava ad ottenere uno spostamento del voto di sfiducia che lunedì si è concluso con la duplice bocciatura del Senato. Il ritardo aveva non poco irritato i grillini, che lunedì stesso in serata parlavano alle agenzie di «mancanza di rispetto di Mattarella nei confronti del Movimento e dei suoi elettori» (Di Battista) o di delusione «molto forte» (Dall'Orco).

La riunione

Dopo l'incontro, tuttavia, il clima è sembrato nettamente migliore. «Il dialogo è andato molto bene» ­ ha detto il capogruppo alla Camera Michele Dell'Orco. Al centro del colloquio, lo scandalo della corruzione, con attenzione particolare allo scandalo Trivellopoli, e l'ingresso nella maggioranza del gruppo Ala. Secondo la costituzione, infatti, ogni cambio di maggioranza andrebbe certificato davanti al Capo dello Stato. Tuttavia, Mattarella ha affermato: «se ravvisassi motivi per intervenire secondo la Costituzione, lo farei. Non li ho ravvisati». Questo perché, secondo il Capo dello Stato, l'ingresso del gruppo di Verdini nella maggioranza è «integrativo» e non «sostitutivo». I capigruppo 5 stelle però hanno insistito: «Per noi resta comunque grave che il governo goda dell'appoggio dell'impresentabile Denis Verdini, anche perché si tratta di un sostegno continuo e in alcuni casi decisivo per le sorti dello stesso esecutivo».

Sul fronte della corruzione siè registrata maggiore sintonia. Secondo i grillini «il Presidente della Repubblica ha condiviso con noi che si tratta del problema principale da risolvere».

Riforme

Non è stato affrontato il tema delle Riforme costituzionali, che doveva essere protagonista dell'incontro. Tuttavia, all'uscita, Catalfo e Dall'Orco hanno garantito il loro impegno «per impedire che queste riforme vadano in porto, perché sono riforme che i cittadini non vogliono».

Nella mattinata, inoltre, Antonio D'Alì (Fi), Vito Crimi (M5S), Loredana De Petris (Sel), Gian Marco Centinaio (Ln) e la senatrice Cinzia Bonfrisco (Conservatori e Riformisti) hanno depositato presso la cancelleria della Corte di Cassazione le 103 firme dei senatori che non condividono la riforma costituzionale, ben oltre le 65 richieste, raccolte lunedì pomeriggio a palazzo Madama per attivare la procedura di referendum popolare ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione.

Poco dopo è toccato ai deputati della maggioranza presentarsi al Palazzaccio. Anche la maggioranza del Pd e Alleanza Popolare infatti hanno raccolto le firme, confermando la volontà del premier di chiedere agli italiani una conferma del Ddl Boschi. Non hanno firmato i deputati della minoranza del partito: «Il referendum lo fa l'opposizione» hanno affermato.