Volge al termine, ormai, la corsa per le Presidenziali USA: ad essere in testa nei sondaggi - ancora e sempre - è solo lei, Hillary Clinton. Al termine del terzo ed ultimo confronto Tv, tenutosi presso l'Università di Las Vegas il 19 ottobre, la CNN ha diffuso i dati dei sondaggi, che hanno visto la Clinton svettare con un cospicuo 52% di consensi, contro il più modesto 39% fatto segnare da Trump dopo una continua ed inesorabile discesa, causata da una campagna elettorale discutibile, che nulla ha fatto per minimizzare gli exploit del tycoon.
Per la prima volta, però, Trump ha abbandonato i proclami cavallereschi di cedere le armi in caso di vittoria della rivale, avanzando l'ipotesi di una possibile contestazione del voto, affermando fin da ora che le elezioni sono truccate. Ad ogni modo, il candidato repubblicano ha aggiunto che deciderà al momento del risultato finale quali saranno le azioni da intraprendere.
Affermazioni, quelle di Trump, che hanno anche una portata "storica": mai prima d'ora, infatti, si era registrata - nella corsa alla casa bianca - la volontà di non garantire, da parte dei candidati, una "transazione" pacifica e non belligerante, accettando a priori il verdetto delle urne.
Non ti stringo la mano
Anche quest'ultimo confronto si è svolto con la consueta ostilità tra i due candidati: un'interminabile serie di accuse e controaccuse, di interruzioni reciproche, senza la stretta di mano iniziale e tanto meno finale.
Da un lato, Trump ha continuato a sostenere imperturbabile le sue tesi: la Clinton non può concorrere alle presidenziali a causa dello "scandalo delle mail", quindi se dovesse vincere sarebbe una vittoria originata da un vizio di forma e inaccettabile. Gli immigrati clandestini e il traffico di droga? Bisogna alzare un muro e difendere i patrii confini. Le accuse di molestie sessuali? Tutte infondate, frutto di mitomani con il solo intento di minare la sua corsa alla Casa Bianca.
L'aborto? Assolutamente da vietare. La vendita delle armi? Da difendere a spada tratta.
Sei il candidato più pericoloso della nostra storia
La Clinton ha replicato, punto per punto, a tutte le dichiarazioni programmatiche dell'avversario, ribadendo di non avere mai ricevuto alcun avviso di garanzia - dopo un anno di indagini - in merito alla questione sollevata e relativa alle mail. Ha bollato come inaccettabili i proclami di "pulizia etnica" dichiarati dall'avversario in tema di immigrazione; lo ha accusato di favorire la lobby delle armi e di essere un "fantoccio" che Putin auspica di vedere al comando degli States per poter agire indisturbato. Ha ricordato le esternazioni da "macho" di cui Trump ama servirsi quando parla di donne, e ha difeso la libertà del mondo femminile di poter scegliere in tema di aborto.
La candidata democratica, inoltre, ha attaccato Trump anche sulla promessa di diminuire le tasse, tracciando un quadro nefasto sulle possibili conseguenze di una politica volta - a suo dire - a favorire le tasche dei soliti noti, contribuendo ad innalzare ancor di più il debito pubblico statunitense. Infine Hillary ha definito Trump come il candidato più pericoloso che la storia americana abbia mai annoverato nella corsa alle presidenziali.
Tutta la stampa è contro Trump
Non si sono fatti attendere i commenti della stampa americana sull'ultimo duello tra i candidati: per il "New York Times", Donald Trump disprezza la democrazia; il "Washington Post" analizza la campagna elettorale del tycoon e parla di "errore killer"; per "Usa Today", il magnate sa essere solo provocatorio ed assumere atteggiamenti di sfida, chiedendosi ovviamente a chi possano giovare.
La risposta delle urne è prossima, ed i più si sentono di scommettere sulla ex first lady, ma quasi certamente Trump non deporrà le armi, almeno non così facilmente come tutti si aspettano.