E' un'altalena impazzita il sostegno alla candidatura Trump, fin nelle viscere del partito che dovrebbe rappresentare e che a sua volta dovrebbe sostenerlo.

Se da una parte il Comitato Nazionale (Republican National Commitee) continua a spada tratta a sostenerlo, attraverso le parole del presidente Reince Prebius, dall'altra si registra una importante defezione: a prendere le distanze dal candidato è addirittura Paul Ryan, il n. 1 del partito.

E intanto Hillary vola

Mentre i repubblicani sono intenti a cercare di derimere la questione, nei sondaggi Hillary Clinton vola nettamente in testa: sarà per il suo aplomb, per i modi tutto sommato pacati di evidenziare le lacune dell'avversario, ma sembra davvero che per la ex first lady la strada verso la Casa Bianca sia tutta in discesa.

Mentre la Clinton spicca il volo, i repubblicani tentano di ricomporre la faida interna, definita dalla stampa statunitense una vera e propria "guerra civile": in una conference call con gli esponenti del Comitato Nazionale, il Presidente Prebius si affretta a confermare che "nulla è cambiato" nei confronti del candidato e del modo di condurre la campagna elettorale, che trova il suo pieno appoggio.

Dalla parte opposta, Ryan prende nettamente le distanze dai contenuti e dai modi con i quali Trump ha scelto di presentarsi all'elettorato statunitense: "non lo difenderà più", afferma convinto, anche se - sottolinea - il suo ruolo istituzionale gli impedisce di togliere definitivamente il suo appoggio a Trump.

La spaccattura si inasprisce dopo l'ultimo confronto tv

Sono stati ben 66.5 milioni gli spettatori che hanno seguito l'ultimo confronto dibattito in tv, che ha visto contrapposti i due candidati. L'ago della bilancia ha oscillato nettamente in favore della Lady di ferro, che risulta essere avanti a Trump con un distacco di ben 11 punti ed a meno di un mese dalle elezioni.

I risultati disastrosi hanno indotto Ryan ad una profonda riflessione: tramite il suo portavoce, ha espressamente dichiarato di volersi dedicare - in questo ultimo periodo di tempo che lo separa dalle elezioni - a tentare di confermare la presenza dei repubblicani in seno al Congresso. L'8 novembre, infatti, non sarà solo la data fatidica per l'elezione del nuovo Presidente, ma anche l'occasione per il rinnovo dei 435 deputati della House of Rapresentative (di cui 247 repubblicani).

Cambio della guardia anche per 34 senatori su 100 (24 ad oggi del partito di Trump) e per 12 governatori (7 repubblicani): tirando le somme, grazie al calo di consensi che Trump ha provocato per il partito, Ryan avrà il suo bel da fare per risollevarne le sorti.

Schwarzenegger: non voterò mai Trump

Anche l'ex governatore della California, Repubblicano fin dalla prima ora, prende le distanze da Trump: complici, le ultime esternazioni contro le donne: "Non ritengo accettabile da parte di nessuno una posizione che sminuisce l'impegno, il ruolo, la presenza delle donne", ha dichiarato senza mezzi termini il celeberrimo attore.