I muri con il Messico, i rigidi controlli alle persone di fede islamica, il suo apprezzamento per la tortura nei confronti dei prigionieri politici. Sono tante le bordate mediatiche sparate da Donald Trump in questi mesi che lo hanno messo nel mirino di associazioni umanitarie ed esponenti politici avversi. Anche delle Nazioni Unite, considerate le accuse lanciate nei suoi confronti da Zeid Ra’ad al-Hussein, Alto Commissario al Palazzo di Vetro per i diritti umani. La difesa d’ufficio di Trump non arriva però dal suo staff ma, addirittura, da Mosca.
È notizia di ieri, infatti, che l’ambasciatore russo all’ONU, Vitaly Churkin, ha presentato al segretario generale Ban Ki-moon una formale protesta proprio in merito alle critiche esposte dal funzionario delle stesse Nazioni Unite. La posizione del Cremlino sarebbe stata esposta verbalmente da Churkin durante un incontro privato avvenuto lo scorso mese di settembre, la notizia è stata riportata ieri da Associated Press e confermata da fonti diplomatiche interne all’ONU.
Il più amato dai russi
Quello di Vladimir Putin nei confronti di Donald Trump non è più un endorsement formale, frutto di una stima del presidente russo nei confronti del magnate e, peraltro, ricambiata da quest’ultimo. L’FBI sta ancora indagando sul caso ‘emailgate’, quando migliaia di e-mail dell’archivio del Partito Democratico sono state hackerate e rese poi pubbliche da Wikileaks che giusto ieri ha rincarato la dose mettendo online altre 2mila mail sottratte dall’account personale di John Podesta, massimo responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton.
Il sospetto che dietro questo furto informatico ci possano essere i servizi segreti di Mosca è tutt’ora fortissimo e, anzi, l’amministrazione Obama non avrebbe dubbi visto che due giorni fa i vertici dell’intelligence statunitense hanno messo nero su bianco le formali accuse contro il governo russo che starebbe cercando di interferire sulle elezioni presidenziali statunitensi.
L’obiettivo sarebbe quello di favorire l’elezione di Trump alla luce di un dialogo, ufficialmente solo indiretto, con il presidente Vladimir Putin. Pronta la replica del Cremlino, Putin ha fatto sapere tramite il suo portavoce Dmitry Peskov che le accuse statunitensi sono “senza senso”. “Il sito del governo russo è attaccato tutti i giorni da migliaia di hacker e non per questo accusiamo la Casa Bianca e la CIA ogni volta che accade”, ha detto Peskov. Tutto questo finisce per incrinare ulteriormente i rapporti tra le due superpotenze, già ai minimi storici a causa della questione siriana.