Tra meno di una settimana, c’è chi aggiungerebbe “finalmente”, saremo chiamati ad esprimere la nostra opinione sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi. Tra le diverse modifiche in questione c’è la modifica dell’articolo 71, secondo comma, dove vengono trattati le leggi di iniziativa popolare.

Art. 71 pre e dopo riforma Renzi-Boschi

Dal 1948 i padri costituenti hanno previsto che l'iniziativa legislativa possa partire anche dal Popolo, mediante la raccolta di 50.000 firme. Ovviamente questa iniziativa legislativa per trasformarsi in legge deve riscontrare parere positivo dal detentore del potere legislativo: il parlamento.

Con l’approvazione della riforma, le firme richieste per la proposta di legge triplicheranno, passeranno da 50.000 a 150.000, "ma la nuova Costituzione specifica che i regolamenti parlamentari devo indicare in quanto tempo la proposta debba essere esaminata e votata dal Parlamento."

Storicamente le proposte di legge provenienti dal popolo non hanno avuto molto successo, rimanendo per anni in parlamento in attesa di essere discusse e forse approvate, cosa che è capitata a un numero bassissimo di proposte: 3 su 260 dal 1979 ad oggi (di queste 260 proposte, la metà non sono state nemmeno discusse e sono cadute nel dimenticatoio). Le uniche 3 proposte che sono divenute legge sono:

  • la legge 184/1983 - Diritto del minore ad una famiglia
  • legge 157/1992 - Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio
  • legge 30/2000 - Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione.

Di queste 260 proposte la metà non sono state nemmeno discusse.

A questo punto la domanda sorge spontanea: Questo strumento di democrazie partecipativa, con la riforma costituzionale, sarà di più facile utilità o perderà del tutto la sua importanza?

Ovviamente, la risposta cambia se si è favorevoli o meno al quesito referendario del 4 Dicembre. Per chi vota Si, l’iniziativa legislativa popolare assumerà maggiore utilità perché al fronte di un aumento delle firme richieste per la validità della proposta, con la riforma si avrà l’obbligatorietà della discussione in aula nei tempi dettati dai regolamenti parlamentari. Mentre per chi vota No, vede nella triplicazione delle firme una limitazione della partecipazione diretta dei cittadini al processo democratico.