La riforma costituzionale promossa dal governo Renzi prevede una grossa ristrutturazione della seconda parte della Costituzione italiana: se approvata, avrà conseguenze molto importanti per il futuro dell'Italia e degli italiani. Tra le tante modifiche previste vi sono anche i referendum abrogativi e le leggi di iniziativa popolare. I primi vengono utilizzati per chiedere ai cittadini se mantenere o abrogare una legge promossa dal Parlamento, le seconde servono per proporre una legge al Parlamento.
Come cambiano i referendum abrogativi e le leggi di iniziativa popolare
Attualmente, affinché sia valido il risultato di un referendum abrogativo, è necessario raggiungere un determinato quorum, pari al 50% più uno degli aventi diritto al voto. Con la riforma costituzionale il quorum non varierebbe, ma se i cittadini che propongono la consultazione saranno 800 mila o più, il quorum da raggiungere diminuirà: basterà il 50% più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche. A proposito dei referendum, la riforma prevede anche la nascita di due nuovi tipi, propositivo e di indirizzo: le modalità, però, sono rimandate ad una futura legge costituzionale.
Le proposte di legge di iniziativa popolare sono già previste dalla Carta Costituzionale vigente.
Con la riforma cambierebbe, in primo luogo, il numero delle firme necessarie per proporre la legge al Parlamento: 150 mila e non più 50 mila. E poi, diventerebbe obbligatorio discuterne in aula parlamentare: oggi, infatti, il Parlamento può tranquillamente decidere di non discuterne, senza fornire nessuna spiegazione.
Cosa dicono i favorevoli ed i contrari
Ida Nitrone, docente di diritto costituzionale, membro dell'Autorità anticorruzione e sostenitrice del "sì", afferma che la democrazia diretta sarà maggiore grazie all'Introduzione del referendum propositivo e alla modifica del quorum per i referendum abrogativi. I "no", con il M5S in testa, sostengono che con l'aumento delle firme necessarie per richiedere il referendum abrogativo e presentare leggi di iniziativa popolare diminuiscano gli spazi di democrazia partecipativa per i cittadini.