Le opposizioni discutono e la fronda renziana del Pd preme per andare alle Elezioni entro giugno; ma un fermo no all'interruzione della legislatura in corso è giunto dall'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, assolutamente contrario alle elezioni anticipate: "Nei Paesi civili si va a votare a scadenza naturale e per noi manca ancora un anno; in Italia c'è un abuso del ricorso alle elezioni anticipate. Al voto si va o per scadenza naturale oppure perchè non ci sono più le condizioni materiali per poter proseguire nella legislatura. Per togliere la fiducia ad un governo deve accadere qualcosa di grosso, non si può farlo solo per il calcolo tattico di una persona".

Parole nude e dirette, che chiaramente hanno causato molte polemiche nel mondo politico.

Le polemiche

La replica più dura è arrivata dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che ha affidato a Facebook il suo punto di vista: "Nei Paesi civili chi tradisce il proprio popolo viene processato, non mantenuto a vita come parlamentare e senatore". Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, ha espresso un parere molto simile: "Basta con gli inciuci e i prestanome di qualcuno; il popolo sovrano vuole votare ora e scegliere un governo che faccia i suoi interessi". Ma anche dal centrosinistra non sono mancate le repliche all'ex presidente della Repubblica: lo stesso Matteo Renzi, in un sms mostrato poi al programma "Di Martedì" di La7, ha spinto per votare il più presto possibile.

"Per me, votare quest'anno o l'anno prossimo è la stessa cosa - c'era scritto nel messaggio - però sarebbe grave far scattare i vitalizi a settembre perchè sarebbe non solo ingiusto verso i cittadini, ma anche assurdo". Per la maggioranza Dem, infatti, il Pd non può caricarsi sulle spalle da solo tutto il peso di una manovra pesante come il reperimento di 19,6 miliardi per disinnescare i previsti aumenti dell'Iva, manovra prevista per il prossimo autunno.

Perciò il voto immediato sarebbe un buon sistema, secondo loro. Intanto, è stata fissata per il 27 febbraio la data di approdo alla Camera della legge elettorale, sempre se la Commissione avrà chiuso i lavori per quel giorno; altrimenti, è stato ribadito, si andrà al voto secondo i sistemi decisi dalla Consulta per Camera e Senato.