Proprio nell'anniversario del disastro aereo german wings, accaduto il 24 marzo 2015 sulle Alpi francesi e costato la vita a 149 passeggeri, e durante la cerimonia di commemorazione a Vernet in Francia, il padre del co-pilota dell'aereo Andreas Lubitz, ritenuto il responsabile suicida della strage, ha chiesto agli inquirenti di riaprire l'inchiesta e in un certo senso di riabilitare il figlio. "Andreas non aveva assolutamente tendenze suicide - ha dichiarato il genitore - voleva anzi sposarsi e avere figli, l'intera inchiesta è stata condotta in modo grossolano".
Secondo Guenter Lubitz, il figlio non aveva più manifestato problemi psichiatrici dal 2008, i suoi farmaci antidepressivi erano compatibili con il lavoro che svolgeva e non si sarebbe mai suicidato trascinando con sè così tante vite innocenti; inoltre, le sue visite mediche riguardavano esclusivamente dei problemi alla vista. Come riportato da alcuni quotidiani tedeschi, Lubitz senior si avvarrà della consulenza di un esperto per fornire alcune prove utili a far riaprire le indagini: tra queste, una probabile "intossicazione da monossido di carbonio" che avrebbe stordito Andreas, in quel momento solo in cabina di pilotaggio, un problema che anzi sarebbe piuttosto frequente ma ignorato da molte compagnie aeree.
Le registrazioni
Inoltre, l'esperto ha dichiarato di aver ascoltato la testimonianza dei membri di un equipaggio, che aveva volato con lo stesso aereo, che già in passato era successo che il cockpit fosse rimasto chiuso lasciando il personale all'esterno, un particolare che non sarebbe stato approfondito dagli inquirenti. Ma per il procuratore Cristoph Kumpa la responsabilità del disastro è tutta da attribuire al solo Lubitz: "Ci rendiamo conto che il signor Guenter voglia riabilitare il figlio - ha dichiarato - ma abbiamo prove incontrovertibili che il gesto sia stato volontario".
Tra queste, quelle più importanti sono le registrazioni della scatola nera del velivolo, nelle quali si sente chiaramente come Andreas fosse vivo e cosciente al momento dell'impatto: si ode infatti il suo respiro, regolare e non affannoso, ed anche i colpi disperati del comandante dall'esterno contro la porta della cabina di pilotaggio che cerca di entrare e fermare Lubitz, barricatosi dentro.
Per gli inquirenti, Lubitz era depresso perchè sapeva che avrebbe perso il lavoro per i suoi problemi alla vista ed abbia scelto lucidamente di uccidersi facendo morire 149 innocenti. I parenti delle vittime hanno aspramente criticato le parole del padre di Lubitz, definendolo irresponsabile e provocatorio.