Quando il quattro dicembre gli scrutini del referendum costituzionale decretavano la vittoria del No non ci si sarebbe aspettata questa spaccatura all'interno del Partito Democratico. Le dimissioni dell'ex premier Matteo Renzi con conseguente genesi del nuovo governo tecnico di Gentiloni, hanno portato il PD a vivere un momento di crisi.

All'interno del partito la minoranza minaccia la scissione mentre il segretario sembra rimanere sordo alle loro spinte divisionistiche.

Il motivo sembra essere quello di riuscire ad anticipare le elezioni a giugno. La spaccatura della maggioranza e dei suoi gruppi parlamentari infatti potrebbe essere una delle poche vie per andare alle urne in anticipo rispetto alla data prefissata. Questa sensazione aleggia al Quirinale e a Palazzo Chigi dove un preoccupatissimi Mattarella teme che la scissione all'interno del Partito Democratico possa spianare la strada alla vittoria del Movimento Cinque Stelle e alla condurre l'Italia a un periodo di grande instabilità. Dal Colle giunge voce che Mattarella sia terrorizzato nel dare l'incarico di governo a un grillino nel caso in cui i Cinque Stelle diventino il primo partito di questo paese.

Gli umori nel PD

Matteo Renzi si dice sia molto inquietato anche perchè risale solo a ieri l'appello a non dividere il Partito Democratico. Nel fuori onda del convegno però, Delrio si è lamentato caldamente contro Michele Meta. «Neanche una telefonata, ha fatto. Abbiamo litigato di brutto perché non puoi trattare questa cosa come un passaggio normale. Devi fare capire che piangi se il Pd si divide, non che non te ne frega» ha detto Delrio sul parrlamentare, riaccendendo così la trattativa.

Dopo il Consiglio dei ministri, un gabinetto speciale composto da Franceschini, Minnitti, Lotti e Orlando si è riunito per parlare di questo momento di crisi del Partito Democratico, mentre Fassino, ex sindaco di Torino, cercava di calmare i bersaniani per telefono così come Renzi telefonava all'altro secessionista Emiliano.

Quest'ultimo non esclude la sua possibile candidatura alle primarie del PD e con lui Enrico Rossi che diventerebbero gli antagonisti di Matteo Renzi. In fondo se Renzi si ricandidasse e non avesse antagonisti, chi potrebbe mai votarlo dopo la dimostrazione di sfiducia del popolo nei suoi confronti con il Referendum dello scorso dicembre?