Matteo Renzi ha deciso ufficialmente di dimettersi da segretario nazionale del Pd, dopo la pesante sconfitta del Partito Democratico alle Elezioni politiche. La notizia arriva dall'Ansa, ma poco dopo il portavoce dell'ex premier, Marco Agnoletti, smentisce: "A noi non ci risulta'. In realtà potrebbe solo trattarsi di ore: alle 17 di oggi pomeriggio, infatti, al Nazareno ci sarà una sorta di 'mea culpa' e Renzi, proprio in questa occasione, potrebbe annunciare di voler lasciare.

Resta un giallo la notizia dell'Ansa, poi smentita. Di certo, con un Pd ai minimi storici, sotto il 20 per cento, si era già sparsa la voce che Renzi volesse abbandonare, considerandosi il responsabile di questa emorragia di voi. Non solo: il passo indietro dell'ex sindaco di Firenze potrebbe riaprire pure i giochi per appoggiare il Movimento 5 Stelle in un improbabile governo in cui i democratici appoggiano i pentastellati, formando una maggioranza a dir poco variegata.

Alle 17, dunque, nella conferenza stampa del Nazareno sapremo anche se si aprirà questa strada per formare il prossimo Governo.

Il leader della sinistra è stato nella sede del Pd fino a questa mattina. Ora spunta l'ipotesi che, a dimissioni avvenute, possa esserci la convocazione dell'assemblea nazionale del partito per eleggere nuovo segretario nazionale l'attuale vice di Renzi, ossia Maurizio Martina.

Mattarella, il rebus incarico

Poi, in ogni caso, la patata bollente sarà nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: a chi affiderà l'incarico per provare a formare il governo? Alla coalizione di centrodestra, al Movimento 5 Stelle, il vero vincitore delle elezioni, o ci possono essere altre soluzioni? C'è chi invoca un governo tecnico che cambi la legge elettorale per poi andare di nuovo alle urne. Impossibile che il nuovo esecutivo possa essere formato da Democratici e Forzitalisti perché non avrebbero la maggioranza.

Niente inciucio tra Berlusconi e Renzi, insomma, il già soprannominato Renzusconi. Proprio Martina, intanto, ha commentato la debacle subita nel voto: "Una sconfitta chiara e netta, un risultato molto chiaro nella sua negatività". E in questo caso, solitamente, cade la testa di chi comanda. Quella di Matteo Renzi che, alla vigilia, aveva detto di voler rimanere anche in caso di sconfitta. Probabilmente neanche lui si attendeva, però, un rovescio di questo tipo, sotto il 20 per cento.