La guerra intestina al Pd che sembrava essersi interrotta dopo la posizione univoca che ha deciso di rigettare l'offerta di governo con il M5S, è improvvisamente ripresa. Il dibattito che tiene banco è sempre quello tra la corrente fedele all'ex segretario Matteo Renzi e le minoranze dem. In buona sostanza, queste ultime rappresentate dai 'franceschiniani' e dagli 'orlandiani' valutano positivamente la possibilità di andare al congresso il prossimo autunno, ma fino ad allora suggeriscono di proseguire con la reggenza di Maurizio Martina.
Di diverso avviso Renzi, secondo il cui parere tutti gli organismi di partito andrebbero a decadere. Tutti tranne uno, la presidenza di Matteo Orfini che, pertanto, sarebbe il reggente fino al congresso.
Gentiloni suggerisce di dare a Martina 'un pò di tempo'
Renzi cita l'unico precedente in tal senso che, tra l'altro, lo riguarda da vicino, le sue dimissioni dopo la sconfitta del fronte del SI al referendum costituzionale del dicembre 2016. Secondo i renziani, come accadde nella circostanza suddetta ed a norma di statuto, sono da considerare decaduti tutti gli organismi del PD, motivo per cui la reggenza passa nelle mani di Orfini.
Secca la risposta delle altre correnti. "Non c'è accordo per la reggenza ad Orfini". Oltretutto, dopo le dichiarazioni dell'attuale reggente relative ad una "ricostruzione dalle fondamenta del partito" dopo la sconfitta elettorale, tanto Dario Franceschini quanto Andrea Orlando insistono sulla necessità di proseguire con questa guida fino al congresso dove, tra l'altro, Martina sarà effettivamente candidato alla segreteria. Dello stesso avviso anche Paolo Gentiloni per il quale è opportuno "dare a Martina un pò di tempo". Sabato 19 maggio si terrà l'Assemblea nazionale del PD e l'impressione è che si possa arrivare alla conta per decidere questo importante passo che, in un modo o nell'altro, dovrà condurre il partito al prossimo congresso.