Evidentemente i tempi del "premier non eletto da nessuno" e del "governo abusivo" sono finiti, come anche "l'inciucio" che ora ha cambiato pelle trasformandosi nel "contratto del governo del cambiamento"; o forse è che questi slogan non convengono più a chi per anni li ha lanciati contro Renzi prima e Gentiloni poi. È la Politica 2.0, quella del social network in cui ogni affermazione non ha nemmeno la necessità di essere negata, basta seppellirla sotto chili di dichiarazioni fuori luogo, d'effetto propagandistico, all'apparenza inattaccabili ma che nascondono una fallacia logica disarmante.

Esempio palese lo si ha nelle parole di Di Maio a chi gli fa notare che Giuseppe Conte non è stato eletto: "Era nella mia squadra, lo hanno votato 11 milioni di italiani".

Peccato che ciò non corrisponda al vero. 11 milioni di italiani hanno visto lo show di febbraio in diretta nazionale, dove, senza rispetto alcuno per le istituzioni e il protocollo, Di Maio ha presentato i propri futuri ministri, tra cui Conte per la Pubblica Amministrazione, e se stesso come candidato premier. Siamo di fronte all'ennesima distorsione della realtà operata dal leader pentastellato, il quale è ben conscio di poter contare su un seguito che sembra aver le caratteristiche della fan-base di una rock-star piuttosto che quelle dei sostenitori di un politico.

Spetterebbe ora all'opposizione fan notare agli italiani, o perlomeno a quelli non abbastanza svegli da non essersene ancora accorti da soli, che il "Governo del cambiamento" è iniziato esattamente con le stesse premesse dei vari governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni: in Italia nessuno ha i numeri per governare da solo, quindi per forza di cose si deve ricorrere a governi di tecnici o risultanti tra alleanze tra diverse fazioni politiche: il che non è per forza un male, è semplicemente l'unica strada praticabile in questo momento della nostra Repubblica. Ma l'opposizione in questo momento è un partito solo, allo sbando, senza un vero capo e ancora frastornato dalla tremenda mazzata del 4 marzo.

Dato di fatto: il nascente governo Conte è sia un tecnico (Conte infatti non è un politico di professione ma un docente universitario e consulente di Banca Italia) sia il risultato dell'accordo tra due fazioni che, fino a due mesi fa, avevano in comune solo una cosa: il populismo.

Inciucio o "contratto di governo"?

La differenza è inesistente, e continuare a porre l'accento su questo punto significa sottrarre tempo ed energie al vero dibattito che dovrebbe essere fatto sull'argomento. 58 pagine stilate dagli staff dei due partiti, in cui dovrebbero essere riassunti i problemi del paese e le relative soluzioni. Di Maio spiega che nel documento sono presenti tutte le battaglie storiche del M5S, come il reddito di cittadinanza, l'acqua pubblica, gli spazi di bilancio in Europa, la lotta al gioco d'azzardo e il superamento della buona scuola.

Salvini invece dichiara unicamente che cinque anni fa il debito pubblico italiano era inferiore di trecento miliardi di euro, sottolineando che dopo le politiche fallimentari che hanno portato a questi risultati ora si punta a ridurre il debito facendo crescere l'economia italiana, senza però spiegare come, aggiungendo che "nessuno ha nulla da temere in merito alle nostre politiche economiche", riferendosi al capo del Ppe Weber, il quale aveva dichiarato che "L'Italia sta giocando col fuoco, visto che è pesantemente indebitata". Il leader del Carroccio ha in seguito affidato a un post su Facebook anche una risposta al ministro degli Esteri Lussemburghese Jean Asselborn, che aveva espresso preoccupazioni analoghe a quelle di Weber.

Una disamina più completa sul contratto di governo:

La risposta di Salvini a Jean Asselborn.