Dopo qualche mese di silenzio quasi forzato, visti i disastrosi risultati alle recenti elezioni politiche della sinistra di Liberi e Uguali, Laura Boldrini prova a tornare al centro della scena Politica. Lo fa in occasione della manifestazione in Campidoglio, a Roma, di un gruppo di femministe contro la decisione del sindaco Virginia Raggi e dell’amministrazione M5S di riappropriarsi di un immobile, sito nel quartiere di Trastevere, sede storica della Casa internazionale delle donne. Peccato che il consorzio, formato da circa una trentina di associazioni di donne, risulti debitore nei confronti del Comune di oltre 850mila euro, ma pretenda di restare in possesso del palazzo che è considerato un simbolo dell’associazionismo femminile romano.

Ma per la Boldrini il problema è la mancanza della tutela dei diritti delle donne nel contratto di governo tra M5S e Lega, non certo i debiti contratti dalle femministe romane.

Femministe in Campidoglio

La scena si svolge nella piazza del Campidoglio lunedì 21 maggio. L’occasione è la manifestazione di protesta organizzata da alcune associazioni femministe contro la paventata chiusura della Casa internazionale delle donne, sommersa di debiti. Le partecipanti sono poche decine, ma molto chiassose. Tra di loro c’è anche Laura Boldrini, presidente della Camera nella legislatura appena chiusa ed entrata miracolosamente nel nuovo parlamento grazie al seggio assicuratole da LeU, il partito di sinistra che, per un pelo, è riuscito a superare la soglia di sbarramento del 3%.

Le dichiarazioni di Laura Boldrini

“C’è un regresso nella coscienza di genere secondo lei in Italia e a Roma che è la capitale?”, domanda alla Boldrini una giornalista del Fatto Quotidiano. L’intervista viene anche immortalata dalle telecamere. “Guardi io ho visto il contratto (di governo ndr), lo sto studiando bene il contratto perché, voglio dire, vale la pena di studiarlo - risponde concitata una Laura Boldrini in evidente stato di eccitazione politica - ma non ci si può credere!

L’impostazione anche sulla questione di genere, la conciliazione è tutta sulle spalle della donna. Eh già, perché è la donna che deve conciliare vita e lavoro. L’uomo non è neanche messo all’orizzonte rispetto a questa esigenza”.

‘Contratto di destra, mi dispiace per elettorato progressista che ha votato M5S’

Insomma, secondo la femminista Boldrini, “non c’è nulla sull’occupazione femminile, sull’imprenditoria femminile.

Non c’è nulla sulla violenza, sul prevenire la violenza come dice la convenzione di Istanbul. C’è solo un piccolo riferimento riguardo a un fondo a sostegno della vittima. Ma dico, ma l’impostazione è completamente sbagliata. Quindi, anche da questo punto di vista, non mi meraviglia che poi si arrivi a questa conclusione qui a Roma. A me dispiace per l’elettorato progressista che ha preso una grande cantonata. Posso dirlo? Pensava di fare qualcosa che fosse nelle proprie corde. Bene, il contratto è tutto di destra, è un contratto fortemente marcato a destra e mi dispiace per chi ha avuto fiducia, per chi da sinistra ci ha creduto, perché evidentemente Di Maio si è consegnato a Salvini e, purtroppo per il paese dico, ne vedremo delle brutte”.