Dopo il caso dell'Irlanda e della Polonia di poco tempo fa, è il turno dell'Argentina. La Camera dei deputati ha approvato oggi la depenalizzazione dell'aborto dopo una lunga seduta durante la quale, all'esterno del Congresso, migliaia di persone manifestavano pro o contro. Non sono state quindi incisive, per ora, le numerose manifestazioni sparse per tutto il paese al grido "viva la vita".

L'aborto supera lo scoglio della Camera

Dopo una lunga discussione, durata più di 19 ore, i deputati di Buenos Aires hanno approvato il decreto di legge sull'aborto presentato il 6 marzo 2018 con 131 voti a favore, 123 contrari e una astensione, a testimonianza di quanto fosse spinoso l'argomento.

Si perché, attualmente, l'aborto in Argentina è vietato e viene concesso solo alle donne vittime di abusi o la cui vita è messa in pericolo dalla gravidanza. La nuova legge mantiene immutati i casi cui l'aborto non è reato, cioè abusi e grave pericolo per la madre, ma introduce anche la possibilità di richiederlo durante le prima 14 settimane di gestazione. Il decreto di legge è stato presentato, oltre per dare il diritto di libera scelta alle donne, anche per contrastare i circa 50 mila aborti clandestini che vengono effettuato ogni anno nel paese o evitare casi come quello in cui una ragazza di 27 anni, che aveva avuto un aborto spontaneo, condannata a otto anni di carcere per omicidio dopo che il personale dell’ospedale l’aveva accusata di esserselo indotto.

Ora la legge però, per poter essere operativa, deve superare l'esame anche del Senato.

Manifestazioni pro e contro

Nei giorni scorsi, le reazioni alla presentazione del decreto legislativo alla Camera non si sono fatti attendere, Sono state infatti organizzate manifestazioni in tutto il Paese sia per sostenere che osteggiare la depenalizzazione dell'aborto.

Un invito a scendere in piazza contro la nuova legge è stata indetta da organizzazioni politiche, sociali e religiose che hanno manifestato in una sorta di "marcia per la vita", replicata in circa 100 città in tutto il Paese, in cui i manifestanti inneggiavano a slogan come “non contare su di me” o “salviamo due vite”, e sventolando il famoso fazzoletto blu o la bandiera rossa, simboli di chi si oppone all'aborto in opposizione a chi è invece a favore e indossava sciarpa o bandiera verde, come accaduto alla cerimonia hollywoodiana dei Golden Globe in favore del movimento "MeToo" a sostegno del rispetto delle donne. La "marea verde" ha quindi invaso le piazze con slogan come "Aborto legale in ospedale" a cui hanno partecipato anche giornalisti e attori,