Malgrado il forte conservatorismo che, da ormai mezzo decennio, governa l’intera nazione, l’ala progressista del popolo polacco non smette di alzare la voce contro gli ideali antiquati del maggior partito presente in campo. E ciò è stato dimostrato negli ultimi giorni.
Urla di libertà
Due giorni fa, nel corso di tutta la giornata, sono state migliaia le persone scese in tutte le piazze della Polonia a protestare. Il motivo: l’ennesimo tentativo, da parte del governo vigente, di limitare la possibilità di usufruire dell’aborto da parte del gentil sesso.
In testa alle polemiche la capitale Varsavia, che ha visto marciare per le sue strade individui di qualsiasi genere ed etnia, con in testa striscioni e manifesti recanti la scritta “Scelta libera” o “Anche le donne sono esseri umani”.
La libertà di scegliere sul proprio corpo è quindi un tema in grado di scaldare le masse anche qui, in una nazione che, dall’entrata sulla scena politica del nuovo premier Beata Szydło, non ha fatto altro che allontanarsi sempre più dalle posizioni progressiste, ormai considerate “estremiste”.
La Polonia attuale
Attualmente vi è da dire che la Polonia ha una legge già di per sé molto scrupolosa sul diritto all’aborto. L’operazione, infatti, è possibile solo a patto che la vita del feto sia già a rischio per complicazioni, che sia a rischio la vita della madre oppure la gravidanza sia cominciata a seguito di uno stupro o di un’attività incestuosa.
Tale legge ha però visto il rischio concreto di essere del tutto eliminata già nel 2016, quando il governo di destra cercò di fare una richiesta esplicita che causò una protesta su scala nazionale da parte di manifestanti simbolicamente vestiti di nero.
L’ultimo cambiamento proposto di recente da parte del governo sarebbe stato quello di vietare l’aborto nel caso il feto avesse avuto disturbi o malattie ereditarie, quali ad esempio la sindrome di Down.
Le manifestazioni attuali hanno visto folle enormi in diverse tra le più importanti città: un esempio ne è Breslavia, che ha visto come motto accompagnatore della protesta “non darò alla luce un bambino morto”.
A Varsavia, invece, le persone armate di striscioni si sono radunate davanti alle chiese e alle sedi di attività vescovili cattoliche, accusate di aver messo pressione al governo fin dall’inizio affinché tale legge contro l’aborto venisse accettata dal Parlamento.
Un tema scottante
La situazione non è certo facile da trattare in poche righe, specialmente in un Paese avente una cultura molto diversa da quella italiana.
Eppure anche nell’Est Europa gli scontri tra conservatori e progressisti sono un tema attuale sotto ogni punto di vista. Le parole di Nils Muižnieks, commissario per i diritti umani, ne sono un esempio:” La nuova legge proposta dal governo va contro gli stessi impegni accettati dalla Polonia, riguardanti i diritti umani”.
Ciò non è certo dovuto a un’esagerazione. Nel caso dovesse passare, infatti, tale richiesta del governo andrebbe a discapito sia della vita della donna che del neonato, costretti: la prima a dover mantenere un bambino con serie menomazioni fisiche o psichiche, il secondo a passare obbligatoriamente un’esistenza senza possibilità di cura.