Corrado Augias, senza urla o alcun tipo di tono violento, manifesta il proprio parere critico nei confronti dell'attuale Governo Conte. Il riferimento va naturalmente alle due anime preponderanti, quelle dei due Vice Premier Salvini e Di Maio. Li definisce "barbari, nel senso classico del termine" spiegando che, nella sua opinione, il termine non è dispregiativo, ma indica la mancanza "di cultura e di storia" e sottolinea il loro esser privi di conoscenza su cosa sia uno Stato di diritto.

Parole che, probabilmente, non faranno piacere a Matteo Salvini che solo poche ore prima aveva sottolineato come tutta la stampa sia praticamente contro l'esecutivo targato Lega e Movimento Cinque Stelle.

Augias parla con voce calma, ma espone concetti che fanno rumore

Augias, ospite di La 7, ha spiegato: "Questi qua sono dei barbari e non lo dico con nessun significato dispregiativo, ma in senso classico". Lo scrittore ritiene che abbiano "la vitalità, la forza e la brutalità dei coloro che, privi di cultura e di storia, arrivarono a Roma e ne fecero ne strame". È "un'innocenza barbarica" quella che attribuisce ai due leader di quelli che sono attualmente i maggiori partiti italiani, per i quali, però, sottolinea l'assoluta disconoscenza di cosa sia lo Stato di diritto.

Augias cita l'esempio in cui in risposta alle note evidenziate dalla Banca d'Italia sula manovra finanziaria loro rispondano di candidarsi alle elezioni. "È una frase - afferma - dissennata e senza senso".

L'opinionista, ospite della trasmissione di Lilli Gruber, ha inteso evidenziare come, in realtà, si tratti di organismi terzi. La Ragioniera dello Stato o la Commissione Parlamentare di Bilancio hanno infatti la funzione di fungere da garanti rispetto alla possibilità di una dittatura della maggioranza. "Se il Governo o l'indirizzo momentaneo di un Paese può invadere tutti i campi, nulla può difenderci dalla dittatura della maggioranza", ha spiegato.

Augias sulla lunghezza d'onda di Mattarella

Non è la prima volta che qualcuno "riprende" Di Maio e Salvini rispetto al loro modo di relazionarsi, almeno con dichiarazioni pubbliche, con organismi terzi della Repubblica. Più volte, ad esempio, negli ultimi tempi è capitato che il Presidente della Repubblica abbia invitato a rispettare organismi terzi che sono garanti della Costituzione, basti pensare alle polemiche tra Salvini e la Magistratura o tra Di Maio e Bankitalia. È chiaro, però, che i termini del Capo dello Stato sono sempre stati più pacati, in virtù della sua posizione istituzionale.