Il vicepremier e leader del M5S Luigi Di Maio mostra assoluta intransigenza nei confronti del candidato sindaco di Corleone per il Movimento, Maurizio Pascucci. Tutto è accaduto ieri, nel giro di poche ore. Il leader pentastellato ha appreso, leggendo le news sul proprio cellulare, dell'esistenza di una foto in cui Pascucci è ritratto insieme al nipote del boss Bernardo Provenzano e, fatto forse ancora più grave, di sue dichiarazioni in merito alla volontà di 'aprire un dialogo con i parenti dei mafiosi'.

A quel punto, Di Maio ha immediatamente annullato il proprio intervento al comizio finale in piazza, previsto per la serata a Corleone.

Di Maio non concede sconti e si pronuncia per l'espulsione

Pur non mettendo in dubbio la buona fede di Pascucci, Luigi Di Maio si mostra assolutamente intransigente nelle proprie dichiarazioni. A 'quella gente', dice il leader pentastellato riferendosi ovviamente ai mafiosi, lo Stato non deve mai avvicinarsi in alcun modo. ‘I voti di quelli non li vogliamo e ci fanno schifo’ dichiara. A meritare rispetto, dice sempre Di Maio, non sono certo i parenti dei mafiosi, ma piuttosto quelle vittime di mafia a cui sono stati ammazzati dei familiari.

Proprio per questi motivi, è stato chiesto ai probiviri di aprire un procedimento contro Pascucci per motivi disciplinari, procedimento che secondo il capo politico del M5S dovrebbe concludersi col provvedimento più severo in assoluto: l'espulsione. Su una questione del genere, evidentemente, Di Maio non è disposto a rischiare il minimo danno d'immagine al Movimento.

La difesa di Maurizio Pascucci

Il candidato sindaco di Corleone, Maurizio Pascucci, non ha comunque rinunciato al comizio finale e si è difeso dalle accuse piovutegli addosso da Di Maio. Innanzitutto, Pascucci ha chiarito che la famosa foto col nipote del boss Provenzano è stata fatta in accordo col deputato M5S Giuseppe Chiazzese, parlamentare di riferimento del territorio.

Poi, ha anche spiegato come la foto stessa e le sue dichiarazioni siano state completamente fraintese: l'intento era, secondo Pascucci, quello di mostrare che i parenti dei mafiosi, qualora prendano le distanze dai propri congiunti, non vanno esclusi dalla società. Difficile pensare che questa difesa possa risultare convincente, visto anche il pieno sostegno manifestato a Di Maio dal presidente pentastellato della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra.