Sono giorni in cui continua a risuonare l'eco delle parole dure riservate dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle verso il mondo dei giornalisti italiani. A scatenare il tutto è stato un post di Di Battista, ma anche la mancata presa di distanze da parte di praticamente tutti i militanti grillini rispetto alle definizioni di "pennivendoli" e "put*ane" riservate ai professionisti della comunicazione.

La loro colpa sarebbe quella di aver trattato in maniera poco consona la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Virginia Raggi. Come prevedibile, sono arrivate reazioni piuttosto piccate da parte di autorevoli esponenti del giornalismo, ma c'è anche chi, pur facendo parte della categoria, si estranea dalle accuse nei confronti del Movimento Cinque Stelle, come ad esempio Andrea Scanzi.

La difesa dei giornalisti ha avuto tanti 'avvocati'

Tra i più influenti pareri diffusi sul web attraverso i social c'è stato sicuramente quello di Enrico Mentana che ha scelto di pubblicare con orgoglio il proprio tesserino da giornalista, evidenziando di far parte dell'ordine professionale da tre anni prima che Di Maio nascesse.

L'occasione è stata proficua per sottolineare, inoltre, come la presa di posizione pentastellata sia arrivata solo dopo l'assoluzione di Virginia Raggi e, secondo il direttore del Tg de La7, sarebbe frutto della mancanza di coraggio e della frustrazione di non aver potuto attaccare chi le indagini le ha svolte, ossia la magistratura.

A Bruxelles, invece, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani a chi (come il grillino Pedicini) gli ha chiesto le dimissioni per aver "sfruttate la propria posizione per fare campagna elettorale" ha risposto con rabbia, mettendo in evidenza l'orgoglio di essere giornalista e condannando le dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti del Governo.

Scanzi invita le altre forze politiche a tacere

C'è, però. chi preferisce prendere una posizione diversa. Tra questi c'è Andrea Scanzi, firma de Il Fatto Quotidiano e che, da ospite di "Otto e mezzo" su La 7, ha preferito leggere la vicenda con un'altra chiave di lettura.

Pur sottolineando che Di Maio è "totalmente indifendibile", poiché un ministro non dovrebbe parlare di giornalismo, Scanzi ha preferito spostare il focus su altri esponenti della scena politica: secondo lui alcuni leader parlano da un pulpito inopportuno. "Mi ricordo - ha detto Scanzi - quando Berlusconi fece fuori dalla Rai Biagi, Luttazzi e Santoro con un editto bulgaro". Le accuse si spostano poi su Renzi. "Con lui - ha evidenziato - magicamente dalla Rai sono scomparsi fior fiore di giornalisti come Giletti, Giannini, Floris, Gabanelli, Mercalli e potrei andare avanti a lungo. Quindi, loro, stiano zitti, noi parliamo".