La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (cedu) ha accolto il ricorso presentato da due migranti, uno di nazionalità sudanese, e l’altro ghanese, che accusano l’Italia di aver violato il loro diritto ad un equo processo, stabilito dall’articolo 6 della Convenzione sui diritti dell’uomo. I fatti risalirebbero al luglio 2018, quando la nave Diciotti della marina militare italiana portò in Italia 65 migranti, inizialmente salvati in acque territoriali libiche da un’altra imbarcazione battente bandiera tricolore: la Vos Thalassa.

I due migranti sono tuttora indagati dalle autorità italiane per minacce e sequestro di persona perché, secondo gli inquirenti, avrebbero costretto il comandante della Vos Thalassa a fare rotta verso l’Italia anziché verso la Libia, loro destinazione naturale. Ebbene, i messaggi social con cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini e quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli avevano indicato come colpevoli i due migranti, prima ancora di una sentenza definitiva, sono stati considerati dalla Cedu lesivi del diritto dei due presunti criminali ad un processo giusto.

La ricostruzione del caso Diciotti-Vos Thalassa

La notizia che l’Italia verrà processata dalla Corte europea di Strasburgo per aver leso il diritto ad un equo processo di due migranti sbarcati dalla nave Diciotti, l’ha data oggi il Corriere della Sera con un articolo firmato da Luigi Ferrarella. I fatti per cui il nostro Paese rischia una ignominiosa condanna risalgono al luglio scorso, quando il rimorchiatore italiano Vos Thalassa soccorse in mare un gruppo di 65 migranti. L’ordine ricevuto dalle autorità di Roma era quello di riportare il prezioso carico umano in Libia, punto di partenza del barcone dei disperati e luogo più vicino alla posizione dei soccorritori. Ma il comandante della Vos Thalassa, questa l’accusa mossa ai due migranti, il sudanese e il ghanese, fu costretto a chiedere l’intervento della Guardia costiera italiana e a dirigersi verso le nostre coste sotto minaccia.

Per questo i due sono in attesa di processo per i reati di minaccia, violenza, resistenza a pubblico ufficiale e atti diretti a procurare l’ingresso illegale di migranti nel nostro Paese.

Le dichiarazioni di Salvini e Toninelli che sono costate il processo all’Italia

È solo a quel punto che sarebbe intervenuta la nave Diciotti che, una volta trasbordati i migranti, si diresse verso il porto di Trapani. Quanto successo nello scalo marittimo siciliano è noto: lo stallo che costrinse i profughi a restare a bordo dell’imbarcazione sono costati una richiesta di rinvio a processo nei confronti di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato. Ma i fatti per cui è intervenuta la Cedu non riguardano quest’ultimo accadimento.

La Corte europea ha infatti considerato lesive dei diritti dei due ‘poveri’ migranti, presunti dirottatori, le dichiarazioni rilasciate a quel tempo sui social dallo stesso Salvini, oltre che da Toninelli. Il primo aveva definito il ghanese e il sudanese dei “delinquenti” e “violenti dirottatori”, meritevoli di “scendere in manette” dalla Diciotti e di “finire in galera”. Una condanna anticipata che aveva fatto il paio con le parole del collega pentastellato che aveva invocato “indagini per punire i facinorosi”.