L'accelerata sulla Tav arriva direttamente dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli che, a margine di un evento al Mit, ha dichiarato: "Entro la prossima settimana ci sarà una decisione", aggiungendo che presto si terrà un incontro con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per trovare un accordo.

I punti di vista all'interno della maggioranza giallo-verde sono molteplici e molto distanti tra loro, fattore che non sembra spaventare Toninelli, convinto di poter arrivare ad una soluzione nonostante le differenti posizioni di Lega e Movimento 5 Stelle sul tema delle grandi opere.

Intanto sale la tensione tra i pentastellati, con Luigi Di Maio che si ritroverebbe schiacciato tra la Lega di Matteo Salvini (favorevole alla realizzazione dell'infrastruttura) e una parte del M5S - capeggiata da Beppe Grillo - che avrebbe chiesto al ministro del lavoro di rimanere saldo e deciso su quello che è uno dei cavalli di battaglia storici del programma politico del movimento.

Grillo e Di Battista pronti ad opporsi a Di Maio in caso di sì alla Tav

Secondo quanto riportato da "La Stampa", Beppe Grillo e Alessandro Di Battista sarebbero pronti a contrastare Di Maio, qualora dovesse cedere sul tema Tav. Il quotidiano torinese, infatti, riporta che, nel corso di una serie di telefonate e incontri, il vicepremier pentastellato avrebbe espresso i suoi timori nel bloccare l'opera, perché una scelta di questo tipo rischierebbe di far perdere ai grillini ulteriori voti al Nord, a tutto vantaggio della Lega. Nonostante ciò, Di Battista e Grillo avrebbero ribadito la loro fiera opposizione all'infrastruttura, con il fondatore del movimento che avrebbe detto di non essere disposto a cedere su questo punto.

Luigi Di Maio, dunque, si troverebbe attualmente in una situazione di impasse dalla quale difficilmente potrebbe uscire vincente: infatti qualsiasi direzione decidesse di prendere, rischierebbe di trascinare sia lui che il Movimento 5 Stelle verso una clamorosa debacle. Ad esempio, dire di no alla Tav significherebbe perdere definitivamente le regioni del Nord Italia e i voti dell'imprenditoria del Paese già in larga parte schierate con la Lega.

Allo stesso tempo, cedere al sì vorrebbe dire rinunciare ad una battaglia storica per i pentastellati, nonché regalare l'ennesima vittoria a Salvini, sancendo ulteriormente il ruolo fondamentale del Carroccio come motore trainante del governo. Il sì, inoltre, potrebbe aprire una grossa crisi all'interno del M5S che potrebbe ritrovarsi spaccato in due, con il rischio di perdere altri consensi, circostanza da evitare soprattutto in vista delle prossime elezioni europee.