Dopo le elezioni in Sardegna, sono stati numerosi i commenti su Di Maio e sulla sua leadership nel M5S. Ma il ministro dello Sviluppo economico non teme il giudizio espresso e in un'intervista a La Repubblica decide di dire la sua sul M5S e sul governo gialloverde.
Il M5S e le elezioni europee
Di Maio smentisce nuovamente l'ipotesi che vede raggruppati nello stesso gruppo del Parlamento europeo Lega e M5S. il Vicepremier ribadisce che il contratto di governo esiste ed è un bene per l'Italia, ma "con Salvini non vado a giocare a calcetto". Questo per dire che "restiamo alternativi alla Lega".
Il M5S, inoltre, secondo le parole di Di Maio, non si trasformerà mai in un partito, ossia in una "struttura iperverticista" dove le decisioni spettano a pochi. Ed assicura che non si ricandiderà, pur decidendo di rimanere vicino al Movimento e di contribuire indirettamente.
L'autonomia alle Regioni
Di Maio dice la sua anche sulla questione autonomia. Afferma, infatti, di sostenere l'autonomia alle Regioni, ma di non appoggiare "lo spacca-Italia". Infatti, la dichiarazione all' "ottimo" ministro degli Affari regionali e delle autonomie, Erika Stefani, leghista, è chiara: "permetteremo alle Regioni che lo chiedono di poter gestire alcuni servizi. Ma il percorso non sarà breve".
Ci vorrà, infatti, prima una pre-intesa approvata in Consiglio dei Ministri.
Seguirà un vaglio politico di Di Maio, di Salvini e di Conte. Sarà inoltre necessaria una trattativa tra il presidente del Consiglio Conte con i governatori delle Regioni richiedenti (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto). Infine, la decisione spetterà ai presidenti delle Camere, i quali valuteranno l'emendabilità o meno del testo sulle intese.
La politica industriale
Infine, Di Maio annuncia che, dopo il Reddito di cittadinanza, è pronto un grande piano di Politica industriale per il Paese, a cui sta già lavorando da diverse settimane. Il piano verterà fondamentalmente su tre assi.
Il primo asse prevede accordi con altri Paesi, come la Cina, sulle esportazioni. Il secondo riguarda l'abbassamento del costo del lavoro, già cominciato con il decreto Inail, secondo quanto dichiarato da Di Maio.
Il ministro afferma infatti che un'azienda che pagava 26mila euro di premi ogni anno, ora ne pagherà 11mila. Infine, il decreto sbloccacantieri: sarà quindi profondamente riformato il codice degli appalti, con modifiche al meccanismo di assegnazione delle gare.