Sta commuovendo il web il racconto dell’esperimento del professor Enrico Galiano per spiegare ai suoi alunni di terza media, in vista della Giornata della Memoria, i tragici avvenimenti in materia di migranti. Un’idea semplice, per mostrare ai ragazzini fatti molto lontani dalla loro quotidianità e in generale da quella di chi è nato e cresciuto nella realtà occidentale.

Il professore non è l'unico ad aver in questa settimana collegato i giorni dedicati al ricordo delle vittime della Shoah con l'orrore dei migranti e i crescenti umori d'odio nei confronti degli stranieri.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il discorso dedicato al Giorno della Memoria, ha infatti voluto mettere in guardia il popolo italiano dai pericoli dell'indifferenza, specificando che ciò che è accaduto ad Auschwitz è "un virus micidiale" che alberga tra gli stereotipi e i pregiudizi pronto a risvegliarsi.

Così, mentre nel Mediterraneo prosegue l’ennesimo scontro diplomatico attorno a una nave dell’Ong Sea Watch e il presidente Mattarella ricorda l'articolo 3 della Costituzione che sancisce pari diritti e dignità, nelle aule della Scuola media di Pordenone va in scena una lezione diversa dal solito.

L’esperimento in classe

Quella mattina gli studenti si presentano a scuola con una bottiglietta d'acqua vuota, proprio come era stato richiesto dal prof nei giorni precedenti.

Galiano li fa sedere in cerchio e distribuisce a ciascuno di loro un foglietto di carta, poi posiziona un secchio al centro della circonferenza. A ogni ragazzo viene chiesto di disegnare sul foglio un omino stilizzato e di scriverne accanto il nome della persona a cui vuole più bene al mondo. Gli alunni vengono poi invitati ad andare a riempire la bottiglia d'acqua e a versarne il contenuto nel secchio.

Infine, il prof, costruisce una barca di carta e chiede ai ragazzi di appoggiarci sopra i foglietti. Tutto procede tra sguardi incuriositi e domande innocenti: "posso scrivere due nomi?", "certo, puoi scriverne anche tre" risponde il prof.

A quel punto la barchetta viene messa nel secchio e fatta galleggiare sull'acqua, tutto sembra tranquillo fino a quando il professore non inizia a far oscillare il secchio sempre più velocemente finché la barca non si capovolge facendo precipitare in acqua tutti i foglietti.

La classe si fa improvvisamente silenziosa e i ragazzini fissano attoniti il secchio. “Mamma”, “papa”, il “fratellino”, tutti quegli omini, tutte le persone a cui i ragazzi "vogliono più bene al mondo" erano improvvisamente in acqua.

Dopo circa un minuto il prof rompe il silenzio e racconta ai ragazzi del naufragio del 18 aprile 2015 quando nel Canale di Sicilia morirono più di mille persone in seguito al ribaltamento del peschereccio che ne avrebbe potute contenere appena duecento. Una tragedia con un numero di morti pari quasi a quello del Titanic spiega il professore agli studenti che lo ascoltano attenti. La narrazione prosegue e Galiano racconta ai ragazzi la storia di una di quelle mille persone morte nel Mediterraneo: un bambino malese che fu trovato con la pagella cucita nella tasca interna della giacca.

A quel punto chiede agli studenti perché secondo loro un ragazzino si sarebbe imbarcato con i voti presi a scuola cuciti addosso. Le risposte sono molteplici fino a quella di uno studente macedone che quasi sussurrando suggerisce che forse l'ha fatto per far vedere, una volta arrivato in Europa, che non era una persona cattiva come molti oggi pensano di coloro che sbarcano a ridosso delle nostre coste. In quel momento la campanella pone fine alla conversazione e i ragazzi si alzano per l’intervallo.

"Possiamo togliere quei fogli da lì?"

L'esperimento a quel punto è concluso. Gli studenti escono dall'aula per la ricreazione ma tre ragazze tornano velocemente verso la classe e dopo un po’ di tentennamenti: “noi vorremmo…”, Galiano le guarda incuriosito.

Finalmente la più coraggiosa delle tre prende parola e chiede al professore se è possibile togliere quei fogli dall'acqua. Così, insieme, si chinano sul secchio e uno a uno tolgono quel che resta dei pezzetti di carta.

Un’immagine toccante che ha commosso il prof portandolo a scrivere alla fine del suo racconto su Facebook che finché esisteranno tre ragazze disposte a saltare la ricreazione per togliere dei semplici foglietti di carta dall’acqua, ci sarà ancora motivo per credere in un mondo diverso.