roberto saviano a processo per i presunti insulti rivolti verso il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Lo scrittore napoletano negli ultimi mesi ha definito più volte “ministro della Mala Vita” il suo acerrimo rivale leader della Lega. In realtà, Saviano ha continuato a farlo fino a ieri, 19 marzo, giorno dello sbarco a Lampedusa della nave Mare Jonio della Ong di Luca Casarini con 48 migranti a bordo.

Ma a quel punto la querela di Salvini era già partita da un pezzo e i magistrati avevano già avviato l’iter dell’inchiesta. È lo stesso autore di Gomorra a confermare la notizia attraverso un lunghissimo editoriale pubblicato oggi su Repubblica, quotidiano con cui collabora.

L’editoriale di Roberto Saviano: ‘Confermo la notizia, verrò processato’

Fin dal titolo del suo corsivo pubblicato su Repubblica, “Le mie parole a processo mentre il ministro scappa”, Roberto Saviano mette subito in chiaro che la querela nei suoi confronti che lo porterà in tribunale non lo spaventa, visto che ritiene pienamente legittima la definizione di “ministro della Mala Vita” affibbiata a Matteo Salvini.

Al contrario di lui, invece, il ministro dell’Interno “ha deciso di sottrarsi al giudizio” sul caso Diciotti, facendosi ‘salvare’ dal voto del parlamento. Saviano conferma dunque la notizia che andrà a processo per quella definizione che, comunque, ribadisce con orgoglio.

‘Pronto ad essere processato per un reato di opinione’

La differenza tra lui, “cittadino come tanti”, e il leader leghista, è che quest’ultimo avrebbe utilizzato l’arma del “ricatto politico” per costringere il M5S ad appoggiare la tesi della responsabilità collettiva del governo gialloverde sul caso della nave Diciotti, per il quale il ministro è indagato per sequestro di persona. Niente processo per Salvini dunque, mentre il povero Saviano finisce sul banco degli imputati.

Lo scrittore, ovviamente, non si sente carnefice ma vittima e si dice “pronto ad essere processato per un reato di opinione”. Processo che gli permetterà, finalmente, di denunciare pubblicamente il fatto che in Italia si sia tornati a colpire la “libertà di espressione” come ai tempi del fascismo quando, nel 1931, “fu introdotto il reato di offesa al Duce”. Nel resto della sua interminabile ‘articolessa’, poi, Roberto Saviano grida tutto il proprio “disprezzo” nei confronti di Matteo Salvini e prevede che “questo processo sarà un punto di non ritorno per il ministro” perché si dice convinto che, con le sue parole pronunciate in un’aula di tribunale, non darà tregua alle sue “continue bugie”.