Più di una settimana è trascorsa da quando la capitana Carola Rackete della nave Sea Watch 3, con a bordo più di quaranta migranti al largo dell'isola di Lampedusa, è stata liberata ad Agrigento dalle accuse che gravavano su di lei, dopo aver tentato di infrangere il blocco di attracco sulle coste italiane. Nonostante ciò, è stata avanzata alla procura di Roma in queste ore una querela da parte della capitana contro il Ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Due le accuse principali, ma il bersaglio è solo uno: gli account social.

La querela della capitana contro il Capitano

Nella querela di quattordici pagine della capitana della Sea watch 3 Carola Rackete contro il Ministro dell'Interno Matteo Salvini a cura dell'avvocato Alessandro Gamberini, sono contenute le accuse di "diffamazione aggravata" e "istigazione a delinquere". Inoltre, sono state registrate all'interno del documento una serie di 22 offese rintracciabili nei post su Twitter, in alcune interviste televisive e nelle dirette Facebook pronunciate dal ministro contro Carola.

Su Facebook non si è fatta attendere, alla notizia della querela della capitana, la risposta del Ministro dell'Interno Matteo Salvini, "La comunista tedesca, quella che ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza ha chiesto alla procura di chiudere le mie pagine Facebook e Twitter.

Non c'è limite al ridicolo. Quindi posso usare solo Instagram?".

Tuttavia, a difesa della capitana vi è il riconoscimento della gip di Agrigento Alessandra Vella della legittimità della condotta di Carola Rackete, spinta dal dovere di proteggere lo stato psico-fisico dell'equipaggio a bordo della nave Sea Watch. Inoltre, la capitana ha ricordato che le accuse mosse contro l'organizzazione di una collaborazione con gli scafisti potrebbero mettere a rischio la sua integrità, essendo dipendente e rappresentante della Sea Watch.

Richiesta di sequestro degli account Facebook e Twitter: propaganda violenza

Nella denuncia viene mostrato anche come contro la capitana si sia scagliata "una spirale massiva e diffusa di violenza".

Da Carola viene ammesso che nelle parole dette e scritte contro la sua persona ritrova odio, denigrazione, delegittimazione e persino deumanizzanione.

E visti i numerosi commenti sessisti apparsi sotto i post del Ministro dell'Interno Matteo Salvini, è stato richiesto il preventivo sequestro degli account ufficiali social Facebook e Twitter. L'avvocato di Carola Rackete Alessandro Gamberini ha motivato questa decisione, affermando che la Corte Suprema autorizza la manovra in questione con "le pagine informatiche che non rientrano nella nozione di stampa".