Il dpcm del 18 ottobre non convince Luigi De Magistris. Il sindaco di Napoli, ai microfoni di Radio Cusano Campus, si è fatto portavoce del malcontento dei sindaci delle grandi città e non solo. L'idea che dalla presidenza del Consiglio siano state delegate determinate responsabilità ai primi cittadini viene mal vista da chi, a detta dei diretti interessati, si trova già a lottare a mani nude nella guerra rappresentata dall'emergenza coronavirus.

De Magistris, inoltre, ha sottolineato come si respiri un clima di impreparazione in Campania rispetto a ciò che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto. In tal senso la critica al governatore Vincenzo De Luca è stata diretta.

Dpcm 18 ottobre: il coprifuoco statale scongiurato

Sono nate diverse polemiche per la delega data ai sindaci di disporre autonomamente eventuali chiusure di zone, vie o piazze. "Siamo neri" ha ammesso De Magistris. Il Sindaco di Napoli ha spiegato di aver fatto le ore piccole con i colleghi. "Stanotte - ha rivelato - abbiamo lungamente conversato sulla chat dei sindaci delle grandi città italiane, ma anche in contatto con gli altri sindaci".

De Magistris sottolinea: "Dopo nove mesi di pandemia, ascoltare un presidente del Consiglio che scarica su chi non ha personale adeguato, soldi per pagare straordinari della Polizia Municipale e di chi sta combattendo a mani nude, l'ho visto come un segno o di scarsa lucidità o di resa".

De Magistris contro Conte e De Luca

De Magistris ha sottolineato come in un momento così delicato si sarebbe atteso: "Un coordinamento più efficace dal punto di vista sanitario". La situazione sanitaria relativa alla Campania già in questa fase sembra prefigurare, per De Magistris, un orizzonte abbastanza chiaro: "Così facendo arriveremo al lockdown". Arriva anche la frecciata a De Luca: "Il presidente della Regione in tutto questo cosa escogita per nascondere ciò che non ha fatto?

Chiude le scuole, il luogo in cui in questo momento c’è il numero più basso di contagi".

Tornando a Conte secondo De Magistris le sue ultime uscite possono essere equiparati a segnali preoccupanti. "Come se vivesse su Marte. Non si rende conto che non c'è proprio personale per poterlo fare. Se un generale arroccato nel suo palazzo non si rende conto che i soldati dopo nove mesi sono allo stremo, senza armi, senza munizioni, senza ossigeno, senza niente, un po’ di preoccupazione che questi non riescano a tenere il timone ci sta. La preoccupazione è palpabile"