"Sempre stato in vita mia". Sono le parole con cui l'infettivologo Massimo Galli risponde ad una precisa domanda di Myrta Merlino rispetto a suo essere di sinistra. Un'appartenenza rivendicata con orgoglio nel corso della trasmissione L'aria che tira di La7 nell'edizione della domenica. Il direttore delle Malattie Infettive del Sacco di Milano ha parlato anche con una certa insofferenza della sovraesposizione mediatica, sottolineando anche la possibilità di un ritiro della scena televisiva.
Nel corso del suo intervento, inoltre, non è mancata qualche frecciata, neanche troppo velata, nei confronti di colleghi che spesso hanno manifestato un'opinione opposta alla sua.
L'aria che tiri: si parla di medici ormai personaggi televisivi
Virologi, epidemiologi ed infettivologi. Con l'avvento del coronavirus e della pandemia sono saliti alla ribalta. Spesso sono ospiti in tv e dalle loro parole gli italiani aspettano di capire qualcosa dal loro futuro. Rispetto alla cosa Galli sottolinea come non abbia timore: "Più che spaventarmi, mi secca un gran bel po'. Sono molto tentato dal fare un periodo di washout completo e lavorare in serenità".
A non piacergli è soprattutto il clima di conflitto che spesso si instaura tra chi ha opinioni diverse. "Trovarsi in una specie di derby continuo non mi va. L'unica cosa fede che ho è quella calcistica ben definita. Non appartengono a nessuna altra squadra contrapposta. Tutti sanno che sono interista".
Coronavirus: Galli avrebbe preferito avere avuto torto
Galli, anche nei periodi di maggiore tranquillità estiva, sottolineava i rischi di una possibile seconda ondata. Oggi sottolinea come le sue idee fossero dipendenti da teorie mediche. "Credo vada considerato il fatto che più che squadre contrapposte, ci siano posizioni che vengono dai dati scientifici e altre da ipotesi un po' campate per aria.
Da previsioni che poi puntualmente si dimostrano quelle che sono, fallaci".
"Non ho nessun gusto - ha incalzato - ad avere ragione. Tutti noi che siamo stati attenti ai dati e si sono espressi con le cautele legati ai numeri saremmo stati lieti di aver avuto torto".
"Francamente non abbiamo gran voglia, io per lo meno, di continuare a mettere la faccia per primo su questioni che sono competenza altrui. Mi ci son trovato, finché resisto lo faccio. Non ho libri da promuovere, candidature politiche da fare interessi specifici da fare, forse la domenica pomeriggio uno potrebbe stare più tranquillo".
Qualche mese fa il collega Zangrillo lo aveva definito sessantottino. Galli racconta anche un po' della sua storia.
"Non nego - ha precisato - di essere di sinistra. Avevo 17 anni nel 1968 e come moltissimi di quella generazione abbiamo fatto parte di una realtà e di una cultura che non rinnego neanche per un pezzettino. Essendone uscito senza scorie pericolose di nessun genere. Pur avendo una chiara conoscenza del fatto che il tempo passa, la storia scorre e le realtà si modificano".