6 novembre - 4 dicembre. Sono le date che indicano il range temporale in cui l'attuale Dpcm è destinato a restare in vigore. Tuttavia, il decreto firmato da Giuseppe Conte prevede gradualità delle misure in base all'evoluzione epidemiologica nei vari distretti territoriali. A spostare gli equilibri delle restrizioni sono le ordinanze del Ministro della Sanità sono i famosi 21 parametri che sono presi in esame dai tecnici. Questi tornano utili nello spiegare i motivi per i quali la cartina d'Italia sembra a cambiare svariati dettagli cromatici in relazione alle zone rosse rosse, arancioni e gialle disposte.

Ci saranno, infatti, territori che vedranno scendere l'Rt e che non vedranno da subito allentate le misure. Altre, invece, apparentemente con la situazione sotto controllo potrebbero, invece, vedere crescere il loro grado di rischio.

Dpcm: Lombardia e Piemonte zone rosse, ma Rt scende

Si parte, ad esempio, da Lombardia e Piemonte. Qui l'Rt, secondo le rilevazioni annunciate da Silvio Brusaferro (presidente dell'Istituto di Superiore di Sanità) è stato lasciato lo scenario 4 (dove l'indice di contagio è oltre 1,5) e si è rientrati nel 3 (tra 1,25 e 1,5). Le due regioni del Nord hanno un indice rilevato, rispettivamente, a 1,46 e 1,31. La positività di questi numeri non dovrebbe comunque essere il preambolo a un immediato allentamento generale delle restrizioni.

La prima motivazione risiede nel fatto che ogni ordinanza del Ministero deve valere almeno quindici giorni (in questo caso si parte dal 6 novembre come prima data utile per il calcolo). L'altra è che si starebbe pensando di rendere meno stringente la strategia di contrasto in aree come Bergamo e Brescia. Le due province pesantemente colpite nella prima ondata, sembrano essere quelle che stanno resistendo meglio alla propagazione del Sars-Cov2.

Resta da valutare se disposizioni di questo tipo saranno delegate ad amministrazioni regionali come il Dpcm consente o sarà un provvedimento che arriverà direttamente da Roma.

Coronavirus: indice Rt e restrizioni, non sempre saranno proporzionali

Regioni come Liguria e Sicilia, grazie alla discesa del proprio Rt, passano da 1,37 a 1,1 e da 1,28 a 1,13.

Altre zone rosse, invece, restano nello scenario 4 in base, ad esempio all'indice Rt: Valle d'Aosta (1,74) e provincia autonoma di Bolzano (1,59).

La Calabria, invece, ha dati da regione gialla se riferiti all'Rt (oggi 1,38) ma convive con problemi legati ad altri parametri.

In particolare pagherebbe la mancata capacità di comunicare l'inizio dei sintomi per ciascun caso rilevato, avverrebbe solo nel 33,7% dei casi, quando la soglia accettata è del 60%. Campania e Toscana, invece, hanno visto salire il proprio Rt (rispettivamente 1,62 e 1,8). Undici regioni, inoltre, vengono considerate a rischio perché in alcuni casi hanno visto aumentare il rapporto tra positivi rintracciati e numero di tamponi effettuati, parametro che determina difficoltà chiare nel tracciamento: si tratta di Valle d'Aosta, Lombardia, Alto Adige, Toscana, Calabria, Liguria, Friuli Venezi Giulia, Sicilia, Lazio, Veneto e Sardegna.

In Emilia Romagna, invece, dove l'indice Rt è a 1,4 (quindi scenario e zona arancione) si rileva un aumento dei focolai, alla luce del fatto che ci sono dei positivi (7317) che non si è potuto determinare attraverso anelli di catene di contagio già note.

Il Lazio, nel frattempo, fa i conti con aumento dei contagi che potrebbe anche determinare la zona arancione, sebbene strutture ospedaliere sembrino meno in affanno rispetto al resto del Paese.