Nei prossimi giorni il governo Draghi potrebbe varare un nuovo Dpcm, il secondo dalla sua nascita, con ulteriori misure restrittive per cercare di limitare la crescita dei casi da Covid-19. Negli ultimi giorni, infatti, i casi in Italia sono in costante aumento, spinti dalla diffusione della variante inglese. Anche i ricoveri negli ospedali sono nuovamente in crescita, seppur in modo non omogeneo sul territorio nazionale.
Da qui, dunque, l'ipotesi di un'ulteriore stretta, nel tentativo di limitare i casi ed evitare una terza ondata. Tra le ipotesi al vaglio del governo vi è anche quella di una zona rossa nazionale nei week-end, con la chiusura dei negozi laddove sono già chiuse le scuole e un anticipo del coprifuoco, che potrebbe scattare dalle ore 20.
Le nuove misure potrebbero entrare in vigore da lunedì 15 marzo
Il nuovo decreto potrebbe essere approvato venerdì 12 marzo, mentre le misure potrebbero diventare effettiva da lunedì 15. Al momento, comunque, sono diversi gli scenari e le ipotesi che il governo potrebbe valutare per cercare di limitare la crescita della curva epidemiologica.
Il primo degli scenari è, come detto, quello di una zona rossa nazionale, che equivarrebbe a una sorta di lockdown nazionale. Tale misura, se dovesse essere quella approvata, potrebbe durare per 3-4 settimane. Altra ipotesi è invece quella di una zona arancione (o arancione rafforzata) estera in tutta la nazione: anch'essa, qualora dovesse venire approvata, potrebbe avere una durata di un mese. Altre due ipotesi riguardano una zona rossa o arancione nazionale, ma limitata solo ai week-end. Infine, tra le ipotesi al vaglio del governo, vi è anche quella di un coprifuoco anticipato, che scatterebbe dalle 20 o, addirittura, dalle 19.
Le divisioni nel governo rallentano le decisioni
Al momento, comunque, tutti questi scenari non sono altro che ipotesi.
Una decisione arriverà solo dopo aver trovato un accordo tra le forze di governo, attualmente divise tra rigoristi e aperturisti. Il mondo scientifico, comunque, preme per un inasprimento delle misure. Il Comitato Tecnico Scientifico, infatti, ha consigliato al governo delle misure che possano ridurre la mobilità e le interazioni fisiche, in modo analogo a quanto avviene in diversi Paesi dell'Unione Europea. Della stessa linea è anche Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano. Secondo l'esperto, infatti, le misure attualmente in vigore non possono bastare per invertire il trend della curva. Tuttavia, come sottolineato dallo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, al momento sarebbe difficile ipotizzare delle misure omogenee per tutta la nazione: vi sono Regioni, come per esempio la Sardegna, in cui la situazione epidemiologica non desta preoccupazione e per cui, dunque, una zona rossa sarebbe di difficile comprensione.