La guerra in Ucraina va avanti ormai da più di otto mesi, innescando un cambiamento non solo a livello di costi legati a gas ed elettricità ma ha cambiato inevitabilmente alcuni delicati equilibri geopolitici. Quest’ultimo è il caso della Moldavia, piccolo paese incastrato tra la Romania e l’Ucraina, ex repubblica sovietica resasi indipendente nel 1991 dopo la dissoluzione dell’URSS.
Proteste in piazza, chieste le dimissioni della presidente Maia Sandu
Da ormai sei settimane si susseguono a Chisinau, capitale e principale centro della repubblica moldava, manifestazioni e proteste contro il governo filo-europeista guidato dalla presidente Maia Sandu. Eletta il 24 dicembre 2020 con il 57,5% dei voti, battendo il concorrente filorusso Igor Dodon. Prima donna a ricoprire l’incarico, il governo di Maia Sandu arriva dopo anni di instabilità politica nel paese di lingua romena, in cui si sono susseguiti diversi atti di corruzione, arresti e proteste in tutto il paese. Ed è proprio qui che si incastra la storia di un personaggio che sta facendo discutere proprio in queste settimane: Ilan Shor.
La Russia dietro le manifestazioni: chi è Ilan Shor
Ebreo moldavo, detto “Il Giovane” per via dei soli 35 anni, Shor è leader del partito che porta il suo nome, che alle ultime elezioni ha raccolto appena il 5,3% dei consensi in Moldavia. Tra il 2014 e il 2015, diverse banche moldave fallirono, la stessa Banca Centrale dovette richiedere 870 miliardi di dollari di prestito per salvare l’intero paese dal crollo finanziario. Le indagini moldave e internazionali portarono all’interrogatorio e all’arresto di Shor, a cui però furono dati i domiciliari ma tornò comodamente a piedi libero già un anno più tardi, tornando in esilio a Tel Aviv. Recentemente gli Stati Uniti lo hanno inserito nella “lista nera” dei politici da sanzionare, accusato di avere rapporti stretti con il governo di Mosca.
Secondo quanto analizzato in documenti secretati, venuti in possesso del Washigton Post, ci sarebbe proprio Ilan Shor dietro le insistenti proteste che si sono svolte a Chisinau, chiedendo le dimissioni del premier Gavrilita oltre che del presidente Sandu. L’uomo comandato dal Cremlino avrebbe il compito di sobillare la popolazione moldava, già stremata dal carovita che attanaglia il paese, totalmente dipendente per gas ed elettricità da Ucraina e Russia, contro le posizioni europeiste dell’attuale governo.
Moldavia e Russia, legate da un indissolubile filo energetico
A segnare l’indipendenza e la situazione complicata della Moldavia è proprio la dipendenza energetica dalla Russia. Facciamo però chiarezza.
Il 100% del gas in Moldavia arriva da Mosca, che adesso ha diminuito le forniture a causa del conflitto in Ucraina. Proprio l'Ucraina, prima della guerra, forniva a Chisinau il 30% del suo fabbisogno elettrico, adesso interrotto. Il restante 70% arriva dalla Transnistria, territorio formalmente sotto il controllo moldavo, ma di fatto repubblica separatista controllata dai soldati filo-russi ormai da trent’anni. Al Cremlino basta quindi sostanzialmente "schiacciare un pulsante" per abbandonare Chisinau al buio, con l’incombere dell’inverno. La Russia esercita quindi pressione proprio sfruttando la dipendenza energetica, utilizzando l’appoggio importante e influente di Shor.
Lo scorso giugno, la Moldavia ha ottenuto lo status di candidato all’Unione Europea, iniziando a mettere da parte la sua storica neutralità sancita dalla costituzione.
Questo non ha fatto altro che destabilizzare gli equilibri interni ed esterni. La Russia prova a instaurare a Chisinau un governo fantoccio e amico, in previsione dell’andamento del conflitto con Kiev. Facendo quindi leva sull’aumento dei prezzi, Shor ha convinto indirettamente (e non solo) il popolo moldavo che il governo di Maia Sandu è responsabile della crisi energetica ed economica, proprio a causa delle sue posizioni atlantiste ed europeiste. L’obiettivo è quindi un riavvicinamento a Mosca, che tornerebbe a fornire pienamente gas ed elettricità.
La situazione è sempre più instabile. La Moldavia, che attualmente è il paese più povero d’Europa per PIL pro capite, sta attraverso un momento di crisi che con l’elezione di Maia Sandu sembrava superato, iniziando il processo di avvicinamento almeno all’Unione Europea.
La guerra in Ucraina non ha fatto altro che alimentare l’insicurezza di un popolo che si vede tremendamente schiacciato su due fronti, che vede la guerra con i propri occhi sempre più vicina. Basti pensare che il 31 ottobre un missile russo, abbattuto dall’Ucraina, è crollato in territorio moldavo nel nord del Paese, fortunatamente senza procurare vittime. L’inevitabile vicinanza alla Russia e la debolezza economica di Chisinau sono un fattore importante per Mosca, che attraverso il potente banchiere Shor, che si dice abbia pagato la popolazione moldava per scendere in piazza a protestare, prova a rovesciare un governo repubblicano e indipendente eletto democraticamente solamente un anno fa
Dall'UE, Von der Layen: 'Sostegno alla Moldavia incrollabile'
Le recenti dichiarazioni della presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Layen, fanno ben sperare Maia Sandu e il suo governo in un momento di così alta difficoltà.
L'alto rappresentante europeo, in visita a Chisinau, ha ribadito che l'Unione è vicina al piccolo paese romeno e nei prossimi giorni verranno stanziati dei fondi per far fronte all'importante crisi energetica. "Sono lieta di annunciare che forniremo altri 200 milioni di euro per la vostra sicurezza energetica e 50 milioni di euro di sostegno al bilancio. E aiuteremo a mobilitare altri donatori internazionali", queste le dichiarazioni della Von der Layen.