Continuano le polemiche sulla volontà del neo ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini di voler mettere le mani sul Codice degli Appalti, nonché le modalità attraverso le quali vengono acquisite le forniture e le procedure di scelta dei contraenti da parte della Pubblica Amministrazione.

Si tratterebbe di una misura di grande impatto, atta a porre in essere delle modifiche strutturali al testo ereditato dal Consiglio di Stato, in un'ottica di sburocratizzazione, semplificazione e velocizzazione delle procedure di appalto, nonchè nella volontà di ridimensionare il ruolo della Corte dei Conti.

È un tema su cui il leader della Lega, durante l’assemblea di Assoimmobiliare, ha esposto quelli che saranno i principi cardine che andranno a caratterizzare il nuovo Codice degli Appalti.

Matteo Salvini: 'Tagliare metà del testo'

“Come missione iniziale ho chiesto agli uffici del MIT di tagliare la metà del testo”, ha detto Salvini.

La richiesta è pertanto quella di “espungere il 50% delle parole, per ridurre alla metà il corpo semantico” tracciando la chiara volontà Politica di "sburocratizzare, semplificare: va rimessa in circolo l'energia, la voglia anche del pubblico di firmare, di prendersi delle responsabilità, di autorizzare”, riferendosi agli atti propedeutici alla conclusione degli appalti negli Enti Pubblici.

Non solo, ma proprio in merito a questo argomento, Salvini ha anche evidenziato la volontà di voler rivedere il ruolo della Corte dei Conti, che secondo il ministro dovrebbe esprimere dei pareri "a monte e non negativamente a valle", aggiungendo di aver già avviato un’interlocuzione con il ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla norma relativa al reato di abuso d’ufficio, che Salvini aveva definito "un reato che blocca l'Italia".

Testo in Consiglio dei Ministri entro dicembre

È una corsa contro il tempo”, ha sottolineato Salvini, evidenziando la volontà di portare il nuovo testo modificato in Consiglio dei Ministri entro dicembre. Sarà pertanto essenziale in questo senso il confronto con le categorie coinvolte e con i vari stakeholders, ma soprattutto assumerà una fondamentale importanza il lavoro della Commissione appositamente istituita dal Consiglio di Stato dal precedente Governo Draghi che sarà chiamata a effettuare il taglio del testo in tempi così ristretti .

Il fattore tempo rimane infatti un carattere essenziale: "Abbiamo assoluto bisogno di attrarre capitali a medio e lungo termine", sottolinea il ministro, aggiungendo che: "O si approva velocemente il Codice Appalti, che deve entrare in vigore entro il 31 marzo prossimo, e si velocizzano le procedure, o la spesa e la rendicontazione entro il 2026 difficilmente l’avremo".

Le proteste dell'ordine degli architetti

Ma le parole del leader leghista non hanno lasciato indifferenti i vari stakeholders coinvolti, provocando, in particolare, la durissima reazione degli architetti, che criticano aspramente le nuove modifiche del codice: "È il peggiore provvedimento in materia di lavori pubblici degli ultimi trent’anni – sostiene il presidente dell’Ordine degli architetti di Agrigento, Rino La Mendola – un provvedimento che rischia di riportarci all’epoca pre-Merloni nel 1994".

Secondo La Mendola la bozza del nuovo codice eliminerebbe di fatto le conquiste raggiunte non senza difficoltà nel tempo dal Consiglio Nazionale degli architetti, protese al rilancio del progetto come tema centrale del codice degli appalti e rischierebbe di far ripetere casi eclatanti nell'ambito dei quali i professionisti sono stati spesso sminuiti e mortificati nell'ambito delle loro prestazioni professionali: emblematico è in questo senso il caso del Piano Regolatore di Catanzaro, eseguito a fronte di un compenso "simbolico di un euro".

Il Presidente sostiene infatti che se la sburocratizzazione millantata dal ministro Salvini dovesse tradursi in una semplificazione miope che non tenga conto della qualità del progetto come fulcro centrale del codice degli appalti, esso porterebbe - a suo avviso - a un fallimento caratterizzato da nuove varianti correttive in corso d’opera, contenziosi e incompiute.