Questo fenomeno si chiama “effetto Flynn”, dal nome dello psicologo James R. Flynn che l'ha osservato per primo. Secondo i suoi studi, in molti Paesi la popolazione guadagnerebbe 3 punti di intelligenza al decennio, soprattutto tra gli ultracinquantenni. Tale teoria è nota da tempo, ma la notizia è che recenti studi, effettuati sia in Germania che in Inghilterra, la dimostrerebbero. Lo studio fatto in Germania, su persone aventi età da 50 anni in su, mostra un aumento di livello di intelligenza nel periodo che corre dal 2006 al 2012.
I dati appaiono confermati da un parallelo studio effettuato in Gran Bretagna ed è probabile che tale rilevamento venga esteso anche ad altri Paesi.
Mens sana in corpore sano
Lo studio tedesco mostra però un concomitante calo di forma fisica, soprattutto tra le persone esaminate che avevano basso ceto ed età compresa tra 50 e 64 anni. Non si sa ancora se ci sia una diretta relazione tra i due fenomeni emersi, ma l'intera materia è ancora adesso oggetto di approfonditi studi e riflessioni. Se tale relazione dovesse essere dimostrata, si renderebbe opportuno riequilibrare l'utilizzo del cervello, usato senza paura di esagerare, con l'utilizzo di comportamenti esistenziali di maggior cura del corpo (maggiore attività fisica in primis, unita a parziale riduzione del cibo assunto), senza esagerare. Si è già al corrente che, statistiche alla mano, il tasso di intelligenza delle popolazioni abitanti nei Paesi maggiormente sviluppati è in considerevole aumento anche se, tra Europa ed America, non è stato ancora stabilito un univoco metodo d'indagine.
Ammettendo che 'l'effetto Flynn' corrisponda ad un fatto oggettivo, resta da chiedersi perché accade questo fenomeno. Tante spiegazioni e teorie differenti, ma nessuna ancora prevale a titolo definitivo.
Perché questo avviene?
Tra le ipotesi più diffuse, si pensa all'aumento dell'esperienza e della cultura, ma non risulta ancora nessun rapporto diretto tra la crescita della cultura e quella dell'intelligenza. Risulta valida anche una seconda ipotesi, ovvero l'aumentato accesso a stimoli cerebrali di ogni tipo: dagli stimoli informativi a quelli tecnologici a quelli scientifici. È un bombardamento continuo di informazioni che costringe il cervello a lavorare molto di più di quello delle generazioni precedenti.
Queste sono ipotesi valide, fino a prova contraria ma, sicuramente, occorre aggiungere la migliorata qualità del vivere: cibo più abbondante e di migliore qualità complessiva, maggiore cura di se stessi, maggiore igiene, meno fatica fisica (statisticamente....) ed anche il generale aumento della longevità. Una vita più lunga concede più tempo di sviluppo al cervello, con decisivi effetti su questo genere di statistiche. Alla luce di queste notizie, sarebbe bene che le aziende riconsiderassero il valore delle persone ultracinquantenni: estrometterle e tenerle fuori dal mondo del lavoro significa deliberatamente rinunciare ad uno strategico apporto di intelligenze, nel loro momento migliore.