Il Nivolumab, un nuovo farmaco per la cura dei tumori del polmone e dei reni, prodotto da una società americana e una giapponese, è giunto alla fine della sperimentazione, con esito positivo. Diversi pazienti trattati con il farmaco, somministrato come "cura compassionevole" durante il periodo di sperimentazione, sono guariti dal cancro e la Commissione UE ha autorizzato l'introduzione in commercio del Nivolumab il 4 Aprile scorso.
Nella terapia del cancro al polmone, considerato uno dei più letali, i risultati sono stati molto confortanti.
Attualmente è disponibile solo a pagamento
Il farmaco è autorizzato, ma prima che il Servizio Sanitario Nazionale lo registri e se ne approvvigioni, passerà del tempo. Che per ovvi motivi, talvolta i malati di cancro non hanno a disposizione. Così attualmente, l'unico modo per ricevere la cura, è farsi carico dell'intero costo della terapia, che ammonta a svariate migliaia di euro, e non sarà rimborsato dal SSN.
Le preoccupazioni degli oncologi
La situazione preoccupa gli oncologi, sopratutto perché non ci sono tempi certi e la maggioranza dei pazienti non hanno le possibilità economiche di accedere alle cure privatamente.
Sapere della disponibilità di un nuovo farmaco più efficace, ma non poterlo utilizzare, per ragioni economiche, avrebbe ripercussioni negative anche sulle condizioni psicologiche dei pazienti. Ma la soluzione non appare dietro l'angolo.
Quando la burocrazia frena le cure
Le polemiche sui ritardi per l'accesso ai farmaci salvavita si trascinano da diversi anni, tanto che la questione è stata oggetto di un convegno alla Camera dei deputati già nel 2014. La trafila burocratica che i farmaci salvavita devono seguire prima di essere accessibili ai pazienti è lunghissima, con disparità tra le varie Regioni, alcune delle quali riescono ad ottenerlo molto prima di altre. In alcuni casi ci sono voluti quattro anni affinché alcuni farmaci fossero disponibili in tutta Italia. Tempi assolutamente incompatibili con le esigenze di un malato grave.