In questa settimana si è parlato molto di sigarette elettroniche, soprattutto in relazione al decreto Vicari, che introduce una nuova tassa sugli e-liquid, portando crisi in un mercato che si è espanso in breve tempo in tutta Italia, mentre paesi come il Regno Unito hanno, da circa un anno, promosso campagne pubblicitarie a favore dello svapo.
In Italia ancora oggi circa 10 milioni di persone fumano sigarette (dato DOXA), nonostante i nuovi rincari che sembrano pronti ad arrivare, la sigaretta elettronica sembra rappresentare una buona alternativa, tuttavia la mancanza di pubblicità causa una grande confusione nel fumatore che si appresta a smettere.
Ecco, dati alla mano, cos'è la sigaretta elettronica
La classica sigaretta elettronica (vaporizzatore personale)
Per sigaretta elettronica si intende un vaporizzatore personale formato sostanzialmente da due parti: una box contenente la batteria e un atomizzatore, dove avviene la vaporizzazione del liquido che contiene, in parti variabili a seconda del tipo di atomizzatore e del gusto personale del vaper, glicole propilenico, glicerolo vegetale e aromi. Può inoltre contenere o meno nicotina.
Uno studio pubblicato nel febbraio del 2017 indica che l'introduzione della sigaretta elettronica con l'abbandono conseguente delle tradizionali "bionde" porta a una significativa riduzione delle sostanze cancerogene presenti nell'organismo.
Sicuramente però non è un dato sufficiente. E' stato recentemente pubblicato su Nature uno studio italiano molto interessante, per quanto condotto su un gruppo ristretto: sono stati presi in campione dei soggetti non fumatori (meno di 100 sigarette in tutta la vita) che hanno utilizzato la sigaretta elettronica per 3 anni e mezzo, valutandone lo stato di salute dopo 12, 24 e 42 mesi. I soggetti hanno "svapato" in media 4 ml di liquido al giorno, con un valore dagli 0mg/ml di nicotina a 1,8 mg/ml. I risultati ottenuti tra il gruppo di controllo (individui non fumatori e non svapatori) e i soggetti presi in considerazione per lo studio sono straordinariamente simili, non c'è alcuna differenza sull'aumento di peso, di pressione e di battiti cardiaci.
Discorso analogo per quanto riguarda la funzionalità polmonare e i sintomi respiratori, nessuno ha riportato difficoltà nella respirazione, fiato corto o oppressione toracica. Persino l'esame radiologico (HRCT) non ha mostrato segni patologici.Tutti i dati in nostro possesso sembrano dirci che le sigarette elettroniche sono innocue, o comunque decisamente meno dannose delle sigarette tradizionali, non ci sono però evidenze che ci dicano che chi inizia a svapare riduca o elimini la dipendenza dalla nicotina.
Un discorso alternativo vale per le IQOS
Come affermato dall'azienda stessa che la produce (Philip Morris), l'IQOS non è una sigaretta elettronica, ma una tecnologia che scalda il tabacco senza bruciarlo, non è dunque previsto l'utilizzo di un atomizzatore o di liquidi, ma di stick di tabacco che non raggiungono mai una temperatura superiore a 350°C, portati alla temperatura ottimale da una lamina rivestita da oro platinato e ceramica.
Il tabacco è presente, ma non viene bruciato.L'introduzione delle IQOS sul mercato è molto recente, per questo motivo gli studi non sono ancora sufficienti a valutarne l'effettiva pericolosità. L'unico studio di una certa rilevanza è stato portato avanti dall'università di Berna, che ha evidenziato il rilascio di alcune sostanze cancerogene, seppure in quantità minore rispetto alle sigarette tradizionali.
In conclusione i vaporizzatori personali sembrano un'ottima alternativa al fumo, ma non possono essere viste come un rimedio magico o una via facile; è necessaria comunque forza di volontà, per le IQOS sono necessari ulteriori studi, nonostante sia palese la riduzione delle sostanze patogene inalate.