La disposofobia (o sillogomania) è un disturbo psichico che colpisce gran parte della popolazione mondiale, sebbene non abbiamo in mano dati precisi che quantifichino i disposofobici, perché loro stessi per primi non riconoscono la gravità della malattia e non si pongono il problema di consultare medici psichiatri, così come le loro famiglie, che nella maggior parte dei casi prendono il loro comportamento troppo alla leggera.

Come si riconosce un disposofobico?

Il disposofobico è caratterialmente una persona insicura, ancorata al passato, incapace di prendere decisioni e con una scarsa autostima.

Dalla mania di conservare oggetti particolarmente cari all’accumulare qualsiasi cosa abbia avuto a che fare con noi, spesso anche oggetti pericolosi, il passo è brevissimo.

L’accumulo è visto dal disposofobico come una barriera di sicurezza, una realtà inviolabile dagli altri in cui lui stesso si riflette, e dove ogni ricordo, bello o brutto che sia, è impossibile da cancellare. L’attaccamento a persone che non ci sono più, ad esempio, non da pace a chi ne è affetto, e pur di non ammettere la realtà, quest’ultimo si rifugia negli oggetti che erano appartenuti ai cari venuti a mancare (o non più presenti nella sua vita per cause varie) rifiutandosi di ammettere la presenza di una sofferenza costante, e nascondendosi con la testa sotto la sabbia.

La disposofobia è una malattia?

Il dibattito sulla definizione di questo disagio psichico è ancora aperto, ma la fazione principale, quella che lo identifica come una malattia, sembra avere la meglio perché effettivamente ci sono le prove che le persone affette abbiano antecedenti fondati che li portino a un simile atteggiamento compulsivo, e i sintomi e le conseguenze del disturbo sono degni di essere chiamati tali.

Nella mente del disposofobo, spesso, coesistono Disturbi di Bipolarità o Ossessivi Compulsivi di Personalità.

La credibilità dell’esistenza della malattia non è sempre nota, alcuni infatti non la conoscono, altri la confondono con altri disturbi. La confusione generale e la tendenza ad occultare questi disagi difficili da accettare fanno sì che ci sia un numero sempre più alto di casi.

Il canale tv Real Time ha condotto uno show televisivo, chiamato appunto ‘Sepolti in casa’, che filma la vita delle persone affette e da loro voce, ha avvicinato questa realtà a molti scettici e ha sensibilizzato gran parte degli USA, stato in cui il programma è stato mandato in onda per la prima volta.

Può avere origini genetiche, secondo la ricerca pubblicata sull’American Journal of Psychiatry , dove testimonia che quasi tutti i casi presi in esame abbiano almeno un parente affetto da disturbi della personalità o disposofobici.

Di cosa ha bisogno un disposofobico?

A tutte le persone a cui è stata diagnosticata una forma di disposofobia sono stati associati altri disturbi della personalità, quindi la disposofobia può definirsi un risultato della somma di altre componenti che nella vita del paziente hanno una rilevanza importante, e demolite queste, quasi come per magia sparirà anche quest’ultima.

Il processo di guarigione è lento e pieno di ostacoli, favorito e accelerato dalla presenza di familiari vicini, persone care di supporto e situazioni in ambito lavorativo e sociale stabili.

La stabilità e la sicurezza sono i suoi bisogni primari: è proprio per mancanza di queste che cerca di costruirsi una ‘rete di sicurezza’ fatta di ricordi, passato che non sa lasciare andare e testimonianze concrete della propria esistenza.