Usa: il figlio di 10 anni si comporta da bullo sullo scuolabus e il padre, convinto di aver impartito al figlio dei sani principi, non esita un attimo e lo punisce in un modo un po' particolare ma, a suo dire, efficace: per una settimana, il ragazzino è costretto a recarsi a scuola correndo e sotto la pioggia.

Come riconoscere se tuo figlio è un bullo

Al fenomeno del bullismo, sottendono numerose e peculiari sfaccettature psicologiche e comportamentali. Queste possono essere, per un genitore attento, preziosi segnali per individuare e prevenire azioni di bullismo.

Tra i campanelli d'allarme da attenzionare maggiormente troviamo: atteggiamento aggressivo in ambiente familiare, che spesso si traduce in comportamenti quali manifestazioni di rabbia non costruttive e mancanza di rispetto delle regole; atteggiamento aggressivo in ambiente scolastico, come arroganza rivolta a insegnanti e compagni; basso rendimento scolastico.

Altre dinamiche importanti da rilevare potrebbero essere, ad esempio, le difficoltà del bambino/ragazzo ad accettare un rifiuto ad una richiesta, una bassa tolleranza della frustrazione e dell'incertezza.

Il secondo passo: accettare, riconoscere, prendere posizione

Negare la presenza di comportamenti evidentemente devianti, tentare di giustificare atteggiamenti o azioni spiacevoli o dannose per gli altri, non può che degenerare in qualcosa di molto più sgradito.

Per cui, un genitore che viene a conoscenza di comportamenti irruenti o deliberatamente perpetrati dal figlio a danno d'altri, non deve mai, assolutamente, negarne l'entità.

Coprire o fingere di non vedere è sbagliato anche se si tratta di difendere i propri figli: i bambini, i ragazzini, non vanno difesi a tutti i costi. D'altra parte però è meglio escludere l'idea di assumere un atteggiamento eccessivamente iroso e punitivo: ricordiamoci anche che i bambini osservano e replicano.

L'arma migliore in questi casi è dunque il confronto costruttivo e sano: parlare con il proprio figlio, indurlo a riconoscere il proprio atteggiamento e le conseguenze. Il genitore ha il considerevole ruolo di lavorare con e per il figlio al fine di potenziarne l'autostima: questa infatti deve accrescersi grazie alle caratteristiche positive del ragazzo, piuttosto che al senso di potenza sorto dal soverchiare o tormentare gli altri.

Una nuova ondata: il cyberbullismo

Così come le tecnologie hanno notevolmente aumentato la qualità della nostra vita, queste non sono però immuni dal cattivo uso che può esserne fatto. Il cyberbullismo, in parole spicce, è la dinamica del bullismo trasferitasi attraverso e per mezzo di strumenti tecnologici, in particolare smartphone e computer. Il cyberbullismo è una dinamica delicatissima quanto nuova e ha mosso l'interesse e la preoccupazione di esperti, ma anche di semplici genitori impensieriti per la sicurezza dei propri figli.

La figura del cyberbullo, così come quella del bullo di cui sopra, è l'immagine di una persona profondamente spinta dalla voglia di dominare, di ottenere una buona popolarità riuscendo a far presa su un gruppo e tentando di soverchiare gli altri.

Anche in questi casi si tratta di personalità profondamente fragili ed insicure, alla ricerca, probabilmente, di approvazione e stima. A sostegno del cyberbullo sono proprio le tecnologie che creano una sorta di effetto di scostamento dalla realtà: perpetrare un'azione di bullismo o molestia attraverso uno strumento tecnologico, sembra ridurre l'impatto della responsabilità su chi la mette in atto anche se, ovviamente, non limita le conseguenze.

Così il cyberbullo non è un vero e proprio aggressore (secondo la sua prospettiva) e la vittima viene, così si dice, "deumanizzata". Questo termine fa riferimento ad uno dei meccanismi di disimpegno morale che trasforma la vittima da essere umano ad essere non-più-umano e nell'ottica del cyberbullo meno sensibile alle molestie.