In Veneto saranno inviate diecimila comunicazioni a cittadini che dal 2010 si sono sottoposti ad un intervento cardiochirurgico a “cuore aperto”. Le persone a rischio saranno invitate a sottoporsi ad un test per verificare se hanno contratto un'infezione da Chimera. Sono già dieci i pazienti deceduti e la popolazione recentemente operata è considerata ad alto rischio.

Il batterio killer-Chimera

Il suo nome scientifico è Mycobacterium chimaera, diffuso in natura e di solito non nocivo per l'uomo: i casi di infezione invasiva, sia in Europa sia negli Usa sono rari, e principalmente “ospedalieri”.

L'infezione ha origine dall'utilizzo di alcuni macchinari per il raffreddamento o riscaldamento che si utilizzano per regolare la temperatura sanguigna durante interventi cardiochirurgici. In queste fasi la circolazione diviene extra corporea e può essere soggetta a contatti con virus e batteri annidati nei macchinari. Sembra che l'infezione da Chimera avvenga tramite aerosol e quindi dall’acqua dei dispositivi. I pazienti a rischio quindi sono quelli che dal 2010 fino allo scorso anno si sono sottoposti ad un intervento simile, soprattutto nella regione Veneto.

Gli effetti insorgono anche dopo anni

Il batterio è considerato molto insidioso perché può rimanere celato a lungo, visto che i suoi effetti possono evidenziarsi anche dopo anni dal suo ingresso nell'organismo.

I dispositivi medici nei quali si è annidato sono unità chiamate HCU o Heater Cooler Unit, di classe IIb, composti da serbatoi d'acqua con temperatura regolabile collegati con scambiatori di calore. Questo particolare macchinario è in uso negli ospedali di tutto il mondo da molti anni e si stima che ne esistano 11mila unità in tutti gli ospedali mondiali, di cui 6.700 appartengono alla ditta LivaNova, mentre in Italia ce ne sono 218.

Gli interventi mondiali “a cuore aperto” invece sono circa un milione e mezzo all'anno mentre nel nostro Paese sono circa 40mila.

Gli eventi avversi

Ad oggi sono stati notificati 185 eventi avversi, di cui 10 in Italia, e la prima segnalazione italiana è molto recente, risale al giugno scorso. Le infezioni cardiovascolari da Mycobacterium chimaera sono state registrate in Germania, Francia, Olanda, Irlanda, Inghilterra e Svizzera, in Usa, Australia, Cina e Canada. In Veneto il batterio killer è stato isolato proprio negli HCU dell’azienda LivaNova e fino ad ora ha causato 16 infezioni di cui 10 mortali.