In Italia ogni anno ci sono 240.000 vittime per malattie cardiache, dato ricordato domenica 29 settembre in occasione della giornata dedicata al nostro organo pulsante. “L'ottimismo è il profumo della vita” recitava in uno spot Tonino Guerra. Una meta-analisi condotta da cardiologi del Mount Sinai St. Luke’s Hospital, a New York, su un totale di quasi 230 mila individui, ha evidenziato che l’ottimismo ha una influenza positiva sulla nostra Salute.

Un ottimista ha una riduzione dell'11% del rischio morte prematura e del 35% del rischio di eventi cardiovascolari. I risultati pubblicati da Alan Rozanski su JAMA Network Open.

L’essere positivo premia

Nel 2001 Kubzansky e colleghi pubblicavano il primo studio sull'associazione tra ottimismo e minor rischio di specifici esiti cardiaci come angina, infarto del miocardio e morte cardiaca. La difficoltà di condurre una indagine di questo tipo è dovuta all'interferenza di stati patologici come la depressione. In altri termini, se uno non è depresso già pensa di essere ottimista. Questa indagine ha voluto invece dimostrare che solo una condizione “convintamente” ottimista può portare a dei vantaggi per la salute.

Per questo Alan Rozanski, insieme ad altri tre colleghi della Mount Sinai St. Luke’s Hospital, New York, hanno analizzato 15 studi clinici pubblicati fino al 2 luglio 2019, che vedevano coinvolti un totale di quasi 230 mila individui. Gli studi sono stati selezionati su tre database, PubMed, Scopus e PsycINFO, facendo una ricerca con delle parole chiavi. Hanno applicato criteri molto rigorosi e lo studio è stato impostato in modo da limitare al massimo condizionamenti individuali.

I risultati di questa meta-analisi suggeriscono che approcciare con ottimismo le varie problematiche che la vita può presentare ogni giorno, porta ad una significativa riduzione del rischio cardiovascolare. Come dire: rimuovere il pessimismo è la prima forma di cardio-prevenzione.

I vantaggi non sono trascurabili: questi ricercatori hanno stimato che un approccio ottimistico porta ad una riduzione del 11% del rischio morte prematura e del 35% del rischio eventi cardiovascolari come infarto e ictus. Questi risultati sono stati pubblicati il 27 settembre su JAMA Network Open, primo autore Rozanski.

Giornata mondiale del Cuore

Domenica 29 settembre si è celebrata la giornata mondiale del cuore. Un momento per fare il punto su uno degli aspetti più deleteri in termini di mortalità. Infatti, solo in Italia ogni anno 240 mila persone muoiono a causa di un infarto o ictus, Nel mondo sono quasi 18 milioni, e rappresentano la prima causa di morte e invalidità. Lo slogan della manifestazione di domenica è stato "My hearth. Your hearth". Secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità, le malattie cardiache sono responsabili del 44% di tutti i decessi e chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico.

Per cui la strada da percorrere è ancora lunga e i dati dell’indagine appena pubblicata devono far riflettere.

Una riduzione del 35% del rischio di eventi cardiovascolari è dello stesso ordine di grandezza dei vantaggi che si ottengono con l’eliminazione del fumo passivo di sigaretta, dell’ipertensione, ecc. L’ottimismo è quindi da annoverare tra le condizioni più efficaci nella prevenzione. Adesso bisognerà definire i meccanismi bio-comportamentali alla base di questa associazione e individuare gli interventi che possono promuovere l'ottimismo o ridurre il pessimismo.

'L’ottimismo è il profumo della vita'

Era nato in Romagna nel 1920 Antonio Guerra, detto Tonino. E’ stato un poeta, scrittore e sceneggiatore.

Divenne popolare quando, in alcuni spot televisivi, elogiava ed invitava all'ottimismo. Proprio lui, che ne aveva visto di tutti i colori durante la seconda guerra mondiale. A 22 anni, qualificato come un antifascista, venne deportato in Germania nel campo di internamento a Troisdorf.

Nonostante la condizione di prigionia non perse il suo ottimismo ed inizio a scrivere poesie. Iniziò quasi per gioco, per assecondare le richieste dei colleghi di prigionia, ma alla fine ne aveva collezionate abbastanza. Terminata la guerra, nell'agosto del 1945 tornò a casa e l’anno successivo si laureò in Pedagogia all'Università di Perugia. Morì nel 2012, all'età di 92 anni.

Ma il suo insegnamento rimane sempre valido.

Affrontare la vita con ottimismo è, forse, l’antidoto migliore alle condizioni di vita attuali. Perché l’ottimismo favorisce non solo una intima condizione di benessere ma è la premessa per stabilire relazioni positive con chi ci sta intorno, parenti, amici e colleghi. E questo si traduce in una condizione di vita più serena.