Tutto come previsto o quasi nella 44a edizione della più famosa maratona al mondo. Il "quasi" corrisponde ai nomi di Wilson Kipsang e Mary Keitany che erano nel ristretto novero dei favoriti ma prima di loro venivano Geoffrey Mutai, già due volte vincitore, ed Edna Kiplagat, due volte campione del mondo. Kipsang, pur con un tempo non certo memorabile (2h10'59") , ha staccato di quasi tre minuti il connazionale Mutai (2h13'43") mentre la Keitany, anche lei con un tempo al di sotto del suo personale (2h25'07"), non ha avuto la benché minima resistenza da parte della Kiplagat, sparita già a metà gara.
Se i due vincitori erano tra i favoriti non altrettanto si può dire dei secondi arrivati, vere sorprese della gara, a cominciare dall'etiope Lelisa Desisa staccato dal primo di soli 4" proseguendo con la kenyana Jemina Sumgong staccata di soli 3" dalla connazionale.
Si parla di sorprese ma Desisa ha un personale di 2h04'45" ed un secondo posto mondiale mentre la Sumgong ha un personale di 2h20'48". Inoltre è allenata dal torinese Gabriele Nicola e seguita dal trentino Gianni Demadonna, grande atleta ai tempi di Alberto Cova, secondo a New York nel 1987 e manager storico del campione olimpico Stefano Baldini.
A proposito di italiani, in campo maschile ottimo quindicesimo posto e primo europeo di Danilo Goffi (42 anni!) che va ancora sotto le 2h e 20'; invece in campo femminile le nostre speranze erano riposte nell'alessandrina Valeria Straneo (38 anni!) che ha ottenuto un ottimo ottavo posto in 2h29'23" considerando che soffre moltissimo il vento ed il freddo che a New York non mancano mai. Proprio per queste condizioni meteorologiche i tempi ben difficilmente sono ai livelli di altre maratone mondiali come Berlino, Londra, Rotterdam o Chicago ma il fascino di questa gara resta immutato negli anni e, soprattutto tra i 60.000 che hanno portato a termine il percorso con mille difficoltà. C'è chi è già pronto ad iscriversi all'edizione 45 del 2015, anche se in gara magari si è detto più volte: "Soffro troppo, questa è la mia ultima maratona, non ne correrò più!".
La passione per la corsa è sempre più forte di qualsiasi problema che porta sofferenza in gara e la cosa bella è che questo vale sia per i velocissimi Kipsang e Keitany che per tutti quelli che corrono ogni giorno in ogni parte del mondo ed a qualsiasi velocità.