La storia del Ciclismo ci ha abituati da sempre a vivere grandi imprese, campioni in battaglia sulle salite e purtroppo anche scandali. Quello che però è successo sabato scorso ai campionati del mondo Master su pista a Los Angeles, in California, non solo entra di diritto nella storia della bicicletta ma anche dello sport. Infatti per la prima volta una donna transgender è salita sul tetto del mondo, vincendo la medaglia d'oro su pista, tra complimenti e polemiche.

Si tratta di un fatto storico perchè fino ad ora nessuna donna transgender aveva mai conquistato una medaglia d'oro in nessuna disciplina sportiva.

Ciclismo, mondiali Master su pista vinti da una donna transgender

Rachel McKinnon ha conquistato con una grande prova la medaglia d'oro ai campionati mondiali Master su pista in California. Gli UCI Masters World Championships sono organizzati con cadenza biennale dall' International Masters Games Association, vengono disputate gare in moltissime discipline e gli atleti devono essere nel range di età tra i 25 e i 35 anni e tra i 35 e i 44. La specialità in cui ha vinto la McKinnon è lo sprint e come era presumibile le polemiche non sono mancate a colpi di tweet.

La grande novità di quest'anno, perlomeno nel ciclismo, è stata la vittoria di una donna transgender nella gara di ciclismo su pista. Rachel McKinnon, canadese, si è imposta con supremazia davanti alle sfidanti ma non sono mancate le polemiche, proprio la terza classificata non ha perso tempo e dopo la gara ha subito pubblicato un tweet al veleno sul celebre social network, Jennifer Wagner-Assali ha così scritto: "Sono la ciclista giunta terza - incalza la medaglia di bronzo - ma è un risultato non corretto".

Dopo le polemiche arriva la pronta risposta della diretta interessata

Sicuramente il tweet al veleno della Wagner-Assali non poteva passare inosservato dalla neo campionessa, nonchè docente e assistente in un liceo della Carolina del Sud e grande appassionata di filosofia.

La risposta è arrivata secca e asciutta: "Mi alleno da 15 a 20 ore la settimana, due volte al giorno, cinque o sei giorni la settimana - scrive la McKinnon infastidita sul suo profilo social - Ciò che ottengo, me lo conquisto faticando. E voi che criticate siete solo dei bigotti transfobi".

Il dibattito è aperto, oltre che sulla gara in questione, in merito alla contestazione fatta dalle altre atlete, ovvero se fosse giusto far correre una donna transgender con le colleghe, visto che lamentavano proprio che la potenza sprigionata dalla vincitrice fosse di gran lunga superiore della loro.