Un successo senza precedenti quello registrato con la rottamazione delle cartelle di Equitalia che, con la prima rata pagata il 31 luglio, ha portato nelle casse dello stato,all'incirca,1,5-2 miliardi di euro. Un extragettito a disposizione del governo per la prossima legge di stabilità, che se le successive rate dovessero essere pagate tutte con regolarità,si supererebbe, ampiamente, l'obiettivo prefissato di 7,2 miliardi da decreto fiscale collegato all'ultima manovra.
Riduzione del costo del lavoro e contrasto alla povertà
Esulta il ministro delle politiche alimentari e forestali Maurizio Martina che prevede di utilizzare questo "tesoretto" per un taglio del costo del lavoro a favore dei giovani e per una politica di lotta alla povertà.
Regolarizzata la propria posizione con Equitalia e pagata la prima rata, ai contribuenti italiani spetterà il compito di rispettare le prossime scadenze previste per non perdere quelle agevolazioni fiscali tanto attese e sottoscritte. Il 30 settembre ci sarà da saldare la seconda rata, a novembre la terza, mentre la quarta e la quinta ad aprile e settembre del 2018. Circa il 72% si è avvalso della possibilità della rateizzazione in 5 tranche invece, il 5% ha deciso di pagare in un'unica rata ed i rimanenti, con altri tempi intermedi.
Previsioni smentite
La Nuova Agenzia delle Entrate-Riscossioni che ha preso il posto di Equitalia, si è affrettata a smentire la notizia di queste rosee previsioni facendo notare che i dati diffusi a mezzo stampa sono da ritenersi non comprovati da un riscontro oggettivo dato che i tempi e le procedure burocratiche di accreditamento necessitano di tempi lunghissimi definiti, addirittura, fisiologici.
Tuttavia, in via XX settembre a Roma presso la sede del Tesoro, aleggia un cauto ottimismo,come se fosse quasi un presentimento, di aver raggiunto il traguardo della cifra prevista,anzi di averla anche superata. Bisognerà attendere, in ogni modo, i dati reali che prima o poi, verranno resi noti per capire se le previsioni erano giuste.
Regolarizzazione dei capitali all'estero
Gli introiti della cosiddetta "voluntary disclosure bis" ovvero della regolarizzazione dei capitali all'estero, per il governo italiano, si sono rivelati un vero e proprio "flop" di incassi tanto che la possibilità di aderirvi è stata prorogata fino ad ottobre. Il gettito programmato si aggirava intorno a 1,6 miliardi, ma fino ad oggi, gli introiti si sono arrestati alla somma di 600 milioni. Insomma, pur di far cassa, il governo ricorre ad ogni mezzo possibile tra polemiche, discussioni e litigi vari.